da Mario Quaia
Repubblica sta attraversando una doppia crisi: strutturale (comune a tutto il settore) e di identità. Ecco, non so più cos’e’. Certamente non più quella di prima. Mi da’ perfino fastidio questa presenza invasiva di Molinari, sul giornale, sul sito, sul web, senza rendersi conto che non incide, non lascia traccia del suo pensiero. Su Repubblica on line ho letto per ben tre volte negli ultimi mesi notizie di Lapo Elkan (Lapo Elkan, cazzo!), mentre la fuga delle firme continua. Più che Saviano mi ha colpito l’uscita di Attilio Bolzoni che da quarant’anni si occupava di mafie, collusioni politiche e di apparati dello Stato. Un tempo si emigrava per fame, adesso evidentemente alla ricerca di qualcosa che dagli scaffali di Repubblica è andato esaurito.
L’intervento di Mario Quaia è particolarmente interessante e significativo visto che è stato uno dei direttori del gruppo fino a circa 15 anni or sono. Volevo solo aggiungere una cosa: se ne stanno andando via i migliori. Ricordo che io sono uno dei fondatori della Repubblica, uno di quelli che ha fatto perfino quella ventina di numeri zero. E me ne sono andato via dopo tre mesi. Sono il primo dei transfughi (prima di me Massimo Fini che se ne andò via prima del numero uno). Però io sbagliai. Allora io non avevo nessuna ragione per farlo. Repubblica era un giornale splendido. (csf)
leggo sempre gli articoli di massimo fini, come del resto i sui libri. sa scrivere ed è onesto. stefano folli invece è uno dei giornalisti per i quali, anni fa, ho abbandonato il corriere della sera (non torneranno mai più i tempi di montanelli, arpino, pasolini, sartori…..).
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