da Barbara Melotti
I giornali di carta in casa li abbiamo abbandonati. Da anni. Un po’ dopo i telegiornali, parecchio dopo i talk show coi quali penso di festeggiare ormai il decennio di divorzio. Il Corriere non l’ho letto veramente mai, sapete com’è, retaggio famigliare da antichi comunisti, il corriere della serva, insomma quella roba li. Di Repubblica.it leggo i titoli, molto raramente qualche articolo e qualcosa di locale, abbastanza però per sapere non solo com’è peggiorata nei contenuti ma anche e a volte soprattutto della totale povertà degli articoli, quattro cosette buttate lì, retroscena che non lo erano (la citazione è per far arrabbiare il padrone di casa, qui). Quindi come mi informo? A parte cercare di sfuggire all’eccesso di informazione che rischia sempre il sovradosaggio, un rischio concreto nell’era di Internet, leggo Il Post che seguo dall’inizio della sua avventura essendo Francesco Costa un mio giovane amico da molto prima che ci lavorasse, da quando era poco più che ventenne qui a Roma, e che fa un lodevole sforzo, tenendo conto anche della disparità dei mezzi, ed uso i social, Facebook soprattutto, al posto dei feed reader ormai defunti, che ho molto usato e amato in passato, cioè seguo lì persone che conosco e stimo, quasi tutte personalmente, che hanno nel loro insieme conoscenze e interessi larghi e che segnalano lì le proprie letture. Le ultime elezioni americane col loro corollario ancora in corso mi hanno portato a leggere molto dei loro giornali e siti di informazione nell’ultimo anno. Se lo fate, anche coi meno paludati tipo CNN, vi rendete conto immediatamente delle differenze fra un articolo, uno vero, e quelli che leggiamo abitualmente sui nostri giornali: no retroscena, almeno 2 fonti sia pure sotto anonimato sempre citate, sempre segnalate le eventuali correzioni di errori e gli eventuali aggiornamenti, crediti al primo media a dare l’originaria notizia sempre chiaramente attribuiti, mai dato per scontato che si conoscano i precedenti, che sono sempre riepilogati, se già li conosce può saltarli il lettore. Proprio come Repubblica.it, vero? Eppure, si legge, anche lì il “mestiere” è in crisi, ma avercene qui, di quella crisi!
I quotidiani di carta sono peggiorati tantissimo, come darti torto. Ma più li abbandoniamo più peggiorano. Informarsi sui social è un delirio. Vuol dire rinunciare aprioristicamente all’informazione. Come andare in piazza tra la gente, ascoltare quello che si dice, e dichiararsi soddisfatti. Io credo che ancora oggi conviene rivolgersi alla carta stampata ma bisogna impegnarsi a leggerla bene. (csf)
Io il giornale l’ho sempre sfogliato al bar e letto solo la cronaca locale. Comprarlo per leggerlo non ne vale la pena, invece al bar prendi il caffè e guardi il giornale allo stesso prezzo.
Commenti chiusi.