Che cosa spinge ad odiare? Qual è la molla che tende a distribuire epiteti ed offese via internet? Che cosa ci rende così maleducati davanti ad un computer? Innanzitutto diciamo che il termine hater è assolutamente esagerato. I ciberodiatori non odiano. L’odio è un sentimento tremendo ma di qualità. Gli haters non sono di qualità. Sono dei deficienti. Sono dei bulletti. Sono l’espressione più avanzata e sciocca dei giocherelloni telefonici. Di quelli che suonano al citofono e scappano. A volte si schermano dietro l’anonimato. A volte no, credono di essere coraggiosi offendendoti con nome e cognome. Io spesso dico che internet è la versione tecnologica e moderna del Bar Sport. Ma non è vero. Al Bar Sport chi insulta rischia un cazzotto. Alla tastiera no. E’ buffo che tutto questo si scateni sui social mentre proprio i social hanno nel nome la radice di socializzare, che vuol dire conoscersi, capirsi, abbattere le barriere. Anni fa decisi di chiudere il mio blog (vecchi e amati tempi quelli dei blog!) perché alcuni, troppi, dei miei corrispondenti non dimostravano sufficiente gentilezza dialettica. E i blog di allora erano dei collegi vittoriani al confronto degli account di facebook di oggi dove ci si parla fra “amici” e ci si prende a male parole. Si potrebbe scegliere di uscirne. Di smettere di frequentare certi ambienti, come avrebbero detto i nostri genitori. Io ho scelto di rispondere con un eccesso di buona educazione. Esageratamente. Quelli che capiscono, capiscono. Quelli che non capiscono si trovano ancora peggio perché non capiscono. Con questo sistema mi sono sempre trovato bene. Mia madre diceva: “Non litigare mai con un cretino. La gente potrebbe avere difficoltà a capire chi è quello intelligente”. E voi? Che sistema usate? La rissa?
Io i cibercafoni li blocco. Insultano chi commenta i miei post e nascono risse indecorose. Ho solo un parente molto di destra che conservo in quanto è uno dei pochi contatti che mi rimangono con il paese di mia nonna.
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