Nelle carceri si sta male. Va detto, per evitare qualsiasi equivoco. Ma non per colpa del coronavirus. Quando è scoppiata la pandemia c’erano pochi posti al riparo da ogni rischio. Fra questi i conventi di clausura e i penitenziari. Tanto è vero che il rimedio pubblicizzato e imposto era: state a casa e non uscite se non per motivi gravi ed urgenti. C’è da dire che le carceri italiane fanno quasi tutte schifo. Una incredibile concentrazione per metro quadrato. L’apoteosi dell’assembramento. Ma anche molte famiglie italiane sono compresse in pochi metri quadrati. Moglie, marito, suocera, nonno e un grappolo di figli in minibilocali. Ci hanno smarronato da settimane con la giusta tiritera: lavatevi le mani e non andate a passeggio. Quindi chi meglio dei carcerati? Nella disgrazia della privazione della libertà, i prigionieri godevano del privilegio di non dover compilare la autocertificazione per andare a trovare gli affetti stabili. Bastava sanificare, controllare le guardie carcerarie e qualche tampone ogni tanto. Invece no. Le anime belle si sono mobilitate: fateli uscire. Ma il problema è l’opposto. Dalle carceri italiane non bisogna farli uscire. Bisognava non farceli entrare.
PS: Secondo voi è già partita la campagna per costruire nuove e più moderne (più vivibili) carceri? Sì? No?
Credo che nessuno, tantomeno i recenti governi stiano progettando carceri non dico belle e luminose, ma vivibili. Però confesso che, sarà la clausura o l’età, non ho capito l’ultima battuta “Bisognava non farceli entrare”. In che senso? che la mafia avremmo già dovuto eliminarla o che questi signori andavano fatti fuori e chi s’è visto s’è visto?
Intendevo dire che un una nazione civile non può mandare della gente, A VOLTE, colpevole dentro luoghi del genere. Gherardo Colombo ha recentemente dato una intervista in cui spiega che il vero motivo per il quale ha lasciato la magistratura è che non se la sentiva più di mandare la gente nelle nostre galere.
Io sono molto d’accordo con Gherardo Colombo.
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