Per lasciare il profondo nord e procedere verso il sud abbiamo scelto il mezzo che meno vi aspettereste: le cuccette. Siamo saliti su un treno notturno alla stazione di Hanoi e dopo solo 13 ore siamo arrivati nel Vietnam centrale, dalle parti di quel 17 parallelo che divise per tanto tempo il Nord dal Sud, nella città di Hué, antica capitale del Vietnam dove gli imperatori della dinastia Nguyen, governarono per 143 anni (tredici imperatori) nella loro splendida Citta Imperiale. Il viaggio in treno non va ascritto nella categoria delle esperienze memorabili.
Ma io me la sono cavata dormendo e limitando le mie escursioni al gabinetto al minimo indispensabile. Così come hanno fatto le altre tre femmine della spedizione. Ma il treno era uno di quelli che non fanno della silenziosità la loro caratteristica principale. Se pensate al verbo sferragliare, ecco, avete capito la situazione. Vibrazioni e decibel in libertà sono le parole che meglio identificano quel convoglio. Noi ce la siamo cavata giocando due partite a burraco ma alla fine siamo andati in branda, praticamente vestiti e con largo uso di tappi per le orecchie e Tavor. Io ho sognato per tutta la notte la mia unica esperienza di treni asiatici, l’incredibilmente veloce e silenzioso Shinkansen giapponese. Ma non si può avere tutto dalla vita. Annalia dice di non aver dormito nemmeno un minuto ma allora ci deve dire che è che russava nella sua cuccetta in basso a sinistra. Russava anche la cuccetta in alto a destra, quella occupata da Barbara. L’unico che sembra non abbia russato sono io che invece normalmente russo. Ma il rumore dello sferragliante serpentone che correva senza fretta l’unico binario tra le risaie vietnamite copriva ogni cosa.
Io non russo ma sogno di essere un trattore.
Un sogno che di notte diventa realtà
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