Questo è veramente il primo anno in cui dentro il Festival di Sanremo sono entrati gli alieni. Per gli anziani come me è toccato stare li ad ascoltare una decina di cantanti e cantautori che non capivano, che non gli piacevano, che mai avrebbero ascoltato, di cui mai sarebbero andati ad un concerto. Un rutilante susseguirsi di piercing, tatuaggi, trucchi. Colpiti, annichiliti, seviziati da un ribollire di versi incomprensibili o almeno incompresi, quelli come me, convinti di aver dato il giusto facendo il sessantotto, non hanno potuto fare a meno di pensare a Vasco, ad Adriano, a Loredana, il massimo -secondo loro – della trasgressione sanremese. Invece no. Inseguendo i gggiovani, Baglioni ha veramente aperto ad una generazione artistica che ti obbliga a ripensare tutto anche se hai deciso che comunque non ti interessa. A me la canzone di Achille Lauro fa veramente ribrezzo, come mi crea una forte ripugnanza il fatto che sia dedicata ad una droga pericolosa e, peggio ancora, che lui non abbia nemmeno il coraggio di rivendicarlo. O, peggio ancora, convinto di poterci prendere in giro tutti. Ma è quello che offre il mercato della musica dei teenagers. E, intendiamoci, hanno ragione loro. Io non posso che opporre una gioventù durante la quale vincevano le canzoni di Nilla Pizzi, Flo Sandon’s e Tullio Pane. Roba tipo “Vola colomba bianca vola”, o meglio ancora “Son tutte belle le mamme del mondo”. Ma poi mi sono accorto che i giovani maledetti erano emozionati, ringraziavano tutti, si dichiaravano felici di esibirsi a Sanremo. Insomma, non erano maledetti per niente. E nelle loro ospitate successive orgogliosamente dichiaravano di essere fans di Gigi Marzullo e di essere onorati di essere stati invitati a “Che tempo che fa”. Tranquilli, il prossimo anno faranno dei bei duetti con Albano e Toto Cutugno.
questo sabelli continua a piacermi
Commenti chiusi.