Ora, non è che uno pretenda che tutte le canzoni abbiano testi comprensibili come “Sassi” o come “Grazie dei fiori”. Ma Mahmood un po’ più esplicito poteva esserlo. Io ci ho messo un po’ di tempo per capire che cosa gli era successo. D’accordo, sono un po’ ritardato, ma se un sacco di siti in Internet hanno pubblicato post intitolati “Questo è il significato della canzone di Mahmoud” un motivo ci sarà. E quindi non mi sento proprio solo. Dunque: il papà lo ha mollato, non era un islamico praticante e, sembra di poterlo dire, tradiva la moglie. Inoltre gli diceva sempre “come va, come va, come va”. Che, lasciatemelo dire, era una grande rottura di maroni. Rimane la faccenda dei soldi. Il papà li chiedeva al figlio o il figlio li chiedeva al papà? Trattandosi del titolo non sarebbe stata una pessima idea essere un po’ più chiari. Sulla storia di Jackie Chan non voglio nemmeno aprire il dibattito e il fatto che il papà fumava il narghilé lo considererei un suo diritto di egiziano. Insomma io sono uno un po’ terra terra. Teoricamente dovrei essere un radical chic, uno di quelli che hanno fatto vincere Mahmood e perdere Ultimo, per fare dispetto a Salvini. Ma a me soldi soldi fa venire in mente Betty Curtis e Garinei-Giovannini-Kramer.
A proposito di Ultimo. Dovrebbe baciare tutti i giornalisti uno per uno e invece li insulta. Insulta quei giornalisti che lo hanno graziato ignorando che non si dice “Poi mi giro pensando che ci sei te” (ci sei tu, ultimo, tu, tu, soggetto, non complemento oggetto, ma chi sei Celentano?) E già che ci sono c’è qualcuno dei radical chic che tu odi che ti ha fatto notare che non si viaggia “in ordini sparsi”? Ultimo, chiedi scusa e studia un po’. Anche Mahmood non è un accademico della Crusca ma lui ha scritto la canzone “in periferia”, dove “fa molto caldo”. Ha tutte le giustificazioni. E inoltre il padre lo obbligava a guardare tutti i giorni i film di Jackie Chan.
Francamente, io non ho capito una parola della canzone di Mahmood, a parte soldi, narghilè e ramadan . Su Ultimo sono d’accordo con te . E comunque Claudio, non lo dico per piaggeria, scrivi più spesso, fatti sentire di più : condivido sempre, parola per parola, tutto quello che scrivi, la penso sempre come te . E non immagini quanto sia gratificante, trovare il proprio pensiero tradotto con belle parole, messe in fila una per una nel modo giusto.
Dìaccordo con te su Mahmood e con Ultimo su noi pennivendoli che “abbiamo rotto il cazzo”. Comunque, per Claudio “Santa Claus” Sabelli Fioretti pare sia arrivato il momento di darsi all’Ippica. Anzi, di ridarsi…
Odio, tanto odio. Un mare di odio. Oceani di odio. E adesso tocca allo Zecchino d’Oro.
Fantastico, come sempre…..
Grazie
Condivido tutto ciò che hai detto su Mahmood in merito al significato del testo; aggiungerei anche che la canzone vincitrice di Sanremo dovrebbe avere una certa armonia e musicalità, caratteristiche che in questo caso risultano sconosciute non tanto al vincitore, che potrebbe avere una sua idea di musicalità, ma alla prestigiosa giuria di qualità, che dovrebbe valutare i brani rispettando la tradizione canora sanremese che premia da sempre brani armonici , orecchiabili o quantomeno gradevoli all’ascolto. Ci dispiace dirlo, ma sembra proprio un dispettuccio fatto a Salvini . Peccato che abbiano illuso gli italiani di partecipare ad una scelta che nei fatti era stata già decisa in partenza.
quelli che sbavano per qualsiasi cantilena purché musulmana -almeno un pò – dovrebbero essere puniti con l’ascolto di musica lirica italiana per due settimane , poi vedere e rivedere “il primo re di Roma ” almeno imparano un pò di latino
Il suo sguardo incredulo all’annuncio della vittoria la dice lunga. Ci hanno fatto digerire una TV a caccia di soldi. Ore di pubblicità trasmessa a nostre spese elettriche in cambio di film e fiction dal costo irrisorio (specie sulle TV private), stravecchi e spesso poco interessanti; Show snervanti conditi da giurie che fingono di litigare fra di loro per invogliare il popolo bue al televoto, costosissimo, ma che nella sostanza non conta quasi nulla; politica da osteria condita dal grido “capra” “capra” urlato all’infinito… Viene proprio la voglia di staccare la spina del TV, portarlo in soffitta e dire è stato bello, ma io non gioco più!
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