Bravo alessandro, avrei voluto scriverlo io
Da ragazzi avevamo organizzato un torneo di calcio, sette otto squadre, campionato classico, tutti contro tutti. Il regolamento che ci eravamo dati stabiliva che ogni squadra doveva presentarsi al campetto – mi pare fosse il Calvairate – con almeno nove giocatori, sennò l’altra vinceva a tavolino. Un paio di volte noi ci siamo presentati in sei e appunto abbiamo perso a tavolino, campionato andato e ciao.
Vi racconto questa storia perché in questi giorni sono già circolate tante ipotesi e tante interpretazioni sui risultati dell’ultimo turno elettorale, quello delle amministrative.
Io qui tento la mia, di interpretazione, prendendo un po’ di città in cui al ballottaggio a sorpresa ha vinto il centrodestra.
Allora, come sappiamo al ballottaggio non ci sono partiti piccoli e non c’è dispersione di voto: c’è una scelta secca, o di qua o di là.
Partiamo da Sesto San Giovanni e parliamo di voti assoluti, di voti veri, non di percentuali: qui la candidata del centrosinistra al ballottaggio di cinque anni fa ha preso circa 16 mila voti, al ballottaggio di quest’anno circa 11 mila. Perso un terzo dei voti.
A Genova il candidato del centrosinistra quest’anno al ballottaggio ha preso circa 90 mila voti, cinque anni fa sempre al ballottaggio ne aveva presi 115 mila. Persi 25 mila voti.
All’Aquila il candidato del centrosinistra quest’anno ha preso meno di 14 mila voti al ballottaggio, cinque anni fa – sempre al ballottaggio – ne aveva presi più di 20 mila. Persi 6000 voti, di nuovo quasi un terzo svaporato.
Ora, quando succedono queste cose è abbastanza improbabile che tutti quei voti siano passati dal centrosinistra al centrodestra, specie in un ballottaggio.
Una parte sì, certo, è possibile, e le analisi dei flussi ci diranno quanti, ma insomma la lettura più probabile è che quei voti persi al ballottaggio dai candidati del centrosinistra siano in grande maggioranza di gente che ha deciso, questa vota, di non votare, di stare a casa, di andare da un’altra parte.
Di non appoggiare, al momento della scelta secca tra centrodestra e centrosinistra, quel centrosinistra che cinque anni fa invece aveva invece votato.
Una volta l’astensione riguardava soprattutto l’elettorato più qualunquista, meno informato, meno coinvolto e spessso un po’ reazionario. Tanto che – si diceva – un’alta astensione sfavoriva la destra e favoriva la sinistra.
Adesso ad astenersi sempre di più sembrano essere gli elettori di sinistra. O meglio, è il caso di dirlo, gli ex elettori di sinistra.
E non sembra tanto un’astensione di disinteresse o indifferenza, quanto di rabbia e di delusione.
Non è gente che diserta le urne perché non si interessa di politica, ma proprio perché è incazzata con la politica. E ancora di più con la sua parte politica, o meglio con quella che era la sua parte politica.
Insomma, forse domenica le destre ai balllottaggi hanno vinto non tanto per bravura propria ma perché gli elettori di sinistra non si sono presentati in campo. Un terzo di loro non sono andati a giocare la partita, proprio come noi che eravamo andati al campetto Calvairate in sei su nove.
Forse il primo problema di qualsiasi sinistra in Italia oggi non è portare via voti all’avversario (e magari all’avversario più vicino, come si fa di solito a sinistra) ma portare via voti all’astensione. Andarsi a riprendere almeno il terzo che non si è presentato. Anzi, andarsene a prendere molti di più, se possibile.
Dare agli astenuti – specie quelli freschi, i nuovi astenuti, gli astenuti di incazzatura – un buon motivo per presentarsi alle urne. Una buona ragione per votare. Che sia una ragione politica, programmatica, emozionale, umana, etica, economica, leaderistica, quello che volete.
Ma una ragione, cacchio, per andare a votare. Altrimenti è ovvio che vincono le destre, più o meno a tavolino.
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Consiglio di leggere la vita di Giuseppe Dozza per capire il perché la sinistra abbia retto per tanti anni soprattutto nella mia Bologna. Poi è venuto Occhetto, poi la Margherita, poi Rutelli/Prodi/veltroni/Napolitano/Monti… e poi e poi… Con la personalizzazione della tragicomica legge del fatti più in là è infine arrivato lui, il Renzi ambidestro nazionale e così l’idea di sinista è ineluttabilmente caduta per sempre (?) dalla panchina sociale. Il ballottaggio politico, per quanto mi riguarda, parafrasando il bravissimo compianto Paolo Villaggio nei panni di Fantozzi, è una ***(boi)ata pazzesca.
…ormai in Europa nessuno finge più di prenderci un po’ seriamente, Con i vari Gentiloni/Renzi, Alfano che non contano niente in Italia figuriamoci quanto possono contare all’estero. Ogni giorno navi di mezza Europa ci scaricano migliaia di migranti, l’Austria schiera l’esercito (tanto per far capire le intenzioni), Francia e Spagna chiudono i porti (ma fanno partire le Ong trafficanti!) e tutti a dire “che brava l’Italia”! L’unica cosa positiva è che alle prossime elezioni l’intera sinistra sparirà dalla scena politica. …e qui si continua con le seghe mentali radical chic, sui motivi delle sconfitte elettorali dei poveri sinistrati!!!
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