Siamo sulla Carretera Austral, una delle quattro strade più belle del mondo. Ma questa è una cosa idiota. Ognuno dice quello che vuole e forse la Carretera Austral è la più bella del mondo e forse non è nelle prime cento. Io ho cominciato da Ciaitèn e finora direi che è una bella strada, una specie di Salerno Reggio Calabria in perenne costruzione, piena di Caterpillar, di trattori, di operai che trasportano terra e spargono asfalto. Corre quasi sempre, finora, sui bordi di laghi e fiordi. E ogni tanto ci si deve fermare per i lavori in corso.
Ieri ci siamo fermati a dormire in un complesso di casette molto belle sui bordi di un laghetto molto romantico, imbarcadero, cavallo, cane e una mezza giornata di riposo. Cena quasi pessima con un tremendo gronco scivoloso. La prima cena senza Annalia e Barbara che stanno volando in Italia. Noi invece voliamo sulla Carretera Austral che, ricordiamo, è stata voluta da Augusto Pinochet. E approdiamo alle Terme, un albergo bellissimo e lussuoso dove arriviamo con un battello (per attraversare il fiordo) e restiamo prigionieri cinque ore visto che non abbiamo nessuna intenzione di fare il bagnetto nella piscina di acqua calda. Telefono niente, internet niente, tempo perso per un errore di programmazione. E via verso il ghiacciaio pensile, la prima delle meraviglie della Carretera. Un ghiacciaio sospeso in alta montagna da cui partono due cascate altissime e spumeggianti che finiscono centinaia di metri sotto nel solito laghetto celeste. Il tutto in una specie di foresta pluviale. E via di nuovo verso il villaggetto di casette di legno dove mangeremo (ottima trota salmonata e zuppa di mariscos) e dove dormiremo in casette di legno riscaldate da stufe e del tutto prive di prese elettriche. Juan, dopo averci fatto mangiare, ci delizia con racconti e leggende di Chiloè e con la storia della sua amicizia con Antonio Ronchi Berra, un prete di Cinisello Balsamo, che visse da queste parti aiutando la popolazione locale e diventando praticamente un eroe della povera gente. La Carretera, piano piano, ci racconta le sue storie.
Beato Claudio ti invidio sinceramente. Paolo Brocca
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