Si era detto di parlare di sesso. Bene, il momento è arrivato. Tutto è cominciato sulla strada tra l’albergo delle torri del Paine e il lago Grey, il lago che secondo Ezio si chiama così in ricordo del generale Grey, libertador del Cile dall’occupazione spagnola. Ci siamo trovati in mezzo ad una mandria di guanachi arrapati. I guanachi stavano lì occupando la strada nel giorno che i guanachi dedicano al sesso sfrenato. Noi, ignari della situazione, ci siamo fermati un momento per fare qualche splendida foto quando i guanachi hanno cominciato a rincorrersi come matti. E noi a pensare: guarda che divertenti i guanachini che giocano. Che giocassero era fuori di dubbio ma si trattava di una orgia in piedi. Alla fine ce ne siamo resi conto ed eravamo indecisi se scandalizzarci (“ma signora, che vergogna, ma la pro loco non dice niente?”) o appassionarci all’avvenimento etologicamente molto stimolante. Abbiamo scelto la seconda delle due. E, dall’interno della macchina, abbiamo cominciato a segnalarci a vicenda le migliori performance (“guarda là quei due, no guarda dietro quei tre”, perché, anche se la cosa era ignota al gruppo, i guanachi sono dei porcaccioni ed amano molto il sesso multiplo). Insomma siamo rimasti lì a guardare i guanachi in versione Rocco Siffredi per più del tempo consentito a delle persone timorate di Dio. E quando siamo ripartiti, ad un certo punto, abbiamo visto una specie di marmotta, o di un porcospino, che si avvicinava a noi. Guarda guarda un porcospino, no è un riccio. Fino a quando Annalia, con negli occhi ancora i guanachi ciuloni, ha urlato: “E’ un mandrillo”. Il silenzio è sceso nella macchina. Ed anche un filo di imbarazzo. Il che ha permesso all’armadillo di dileguarsi con la sua inconsapevole carica sessuale. E noi abbiamo finito la nostra giornata con un lungo trasferimento fino a Puerto Natales e Punta Arenas con gli zaini pieni dei panini, yoghurt, insaccati, mandorle e frutta varia rubati durante la colazione. L’avvenimento principale è stato l’incontro con un gregge di mille pecore che occupava la strada a Cerro Castillo, quasi alla frontiera con l’Argentina. Tra le parolacce dei gauchos a cavallo, l’abbaiare dei cani e le cacche delle pecore siamo riusciti a superare anche questa ardimentosa avventura. Consegnamo la Kia affittata seminuova dall’Europcar in condizioni pietose. Ma piena di splendidi ricordi.
ho perso alcune puntate a causa dei miei impegni sul set (intendo arrivare a hollywood prima di sabelli) mi è piaciuto il reportage di garbata sensualità e sebbene le mille pecore facessero sperare in un gran finale pecoreccio , andato deluso , il tocco sentimentale degli “spendidi ricordi” mi trova romanticamente partecipe.
Gauchos in Chile? Credo che in Chile si chiamino Huasos. Pignolerie.
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