Il problema della cacca è sorto quando in un albergo abbiamo trovato un avviso che invitava a non buttare la carta igienica nel water per non intasare le tubazioni. Io ed Ezio ci siamo subito adattati, con disciplina. Le quattro signore, si fa per dire, si sono rifiutate. Ne è nata una discussione filosofica sulle abitudini igieniche di tutti quanti.
Il più estremista sono risultato io che ho raccontato che lo stesso sistema lo uso anche nella mia piccola casa di Salina. Anzi, io sono più radicale, ho raccontato. Nel senso che proprio non uso la carta igienica. Questa discussione avveniva a tavola ed ho subito intravisto una certa aria di disgusto, non so perché. Allora ho deciso di andare fino in fondo, disgusto per disgusto. Ma voi, ho detto, usate il bidé? Si? E allora usatelo in maniera più estremista, abolite del tutto la carta igienica, usate le mani, ve lo chiede il globo, il futuro del mondo, la salvezza dell’ambiente. Alle signore della salvezza dell’ambiente non frega un beneamato cazzo. L’ho capito subiti. Da quel momento nessuno mi ha più stretto la mano, non so per quale motivo. Di cacca era pieno anche il sentiero che porta ai piedi delle torri del Paine. Ieri l’impresa è stata il problema del gruppo. Ezio lo ha risolto sul nascere. Ha detto: “Le torri non mi avranno”. Annalia lo aveva detto dieci minuti prima di Ezio. Floriana dieci minuti prima di Annalia. Io ho traccheggiato. Anna e Barbara sono partite con gli zaini pieni di panini, insaccati, frutta e mandorle rubate nel restaurant a colazione. Il sentiero per le torri è comune a pedoni e cavalli. I pedoni non fanno la cacca ma i cavalli sì. E non avete idea di quanto stimoli l’intestino del quadrupedi l’aria della montagne cilene. I cavalli, lasciatemelo dire, cagano come pazzi. E non si pongono il problema della carta igienica. Il risultato è un sentiero lastricato di cacca e di fango roba che gli abitanti dell’Afganistan vengono qui a prenderne tonnellate perché loro ci costruiscono le loro case. Io sono partito un paio di ore dopo le due messner e le ho incontrate che tornavano indietro dopo aver raggiunto l’obbiettivo. Preciso: non ho incontrato Anna e Barbara. Ho incontrato i loro cadaveri che camminavano. Due zombie. Alle fine, in totale, si tratterà di 20 km di percorso infernale. Per me 12. Infernali comunque. Ma con una sosta provvidenziale al Rifugio Cileno. Il quale è un po’ un rifugio particolare. Diciamo kafkiano. Entro e mi dicono: “Che cosa vuole?” Mi verrebbe da rispondere: “Pezzo di clamoroso imbecille, che cosa pensi che io possa volere? Un inedito di Nietzsche? I girasoli di Van Gogh? Dieci Gronchi rosa?” Invece mi limito a dire: “E’ un rifugio? Vorrei rifugiarmi”. Vi risparmio tutto quello che è successo dopo. Mi sono sottomesso a qualsiasi angheria, compreso quella di camminare scalzo e pagare dieci mila pesos per una scodella di lenticchie. Un cadavere ambulante non ha potere contrattuale. Leggo su un muro che questo è un rifugio pilota. Leggo che si può fare la cacca tranquillamente perché c’è un cesso pilota. E tutto finisce come pasto di migliaia di vermi pilota. E alla fine si crea una quintalata di compost pilota. Vedete che avevo ragione io? Non tutta la cacca vien per nuocere.
Siete proprio capitati in un porCile!
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