SIAMO TUTTI MOAI
Fino al 1956 tutti i Moai, le gigantesche facce di tufo che sono disseminate in tutta l’isola di Pasqua (ce ne sono un migliaio) erano tutte per terra, spiaggiate come balene. Erano stati i Rapa Nui stessi, in un periodo piuttosto litigioso, a rovesciarle. Ah, tu mi fai la guerra? E io ti rovescio i tuoi Moai. E gli altri si arrabbiavano di brutto. Ma chi credi di essere tu che mi hai rovesciato i miei Moai? Adesso ti rovescio i tuoi. Come bambini. E pensare che c’era voluto quasi un anno per ogni faccione , tra la scultura e il trasposto. E poi ci avevano pensato vari tsunami a a spostarle qua e là.
Nel 1956 si decise di metterne in piedi uno, nella zona della spiaggia di Anakena. Da quel giorno, piano piano, se ne raddrizzarono parecchi. Ci pensarono i giapponesi che, come vi ho già spiegato, quando vedevano un Moai sdraiato andavano nel pallone e correvano a raddrizzarlo. cominciando dalla zona di Akivi. Perché vi dico questo? Perché abbiamo fatto una scorpacciata di Moai. Non li abbiamo visti tutti ovviamente, ma ne abbiamo visti tanti. Al punto che dopo un po’ veniva anche da dire: che palle questi Moai. Un po’ come quando un americano arriva a Roma e lo portano a vedere chiese e cattedrali, decine e decine, roba da far bestemmiare padre Pio. Eravamo felici quindi quando oggi siamo andati a vedere la zona dove, dopo una forte guerra civile, era nata una nuova era politica, quella dei guerrieri. Praticamente un colpo di stato militare. Roba da Pinochet. I poveri e i ricchi continuavano a begare per anni ed anni. Così i guerrieri che proteggevano le tribù dei ricchi si misero d’accordo con i guerrieri che proteggevano le tribù dei poveri a presero il potere. Da quel giorno i guerrieri furono costretti ad eleggere un capo che veniva chiamato qualcosa come “capo passero” perché c’era il mito del Pajaro, l’uomo uccello. E come facevano a decidere chi sarebbe stato il capo passero? Con una gara. Nella zona di Orongo, vicino al vulcano Rano Kau, costruirono una ventina di case bunker dove i pretendenti al trono, armatissimi e decisi a combattersi uno contro l’altro, sostavano in attesa dello scontro che avrebbe deciso il futuro politico dell’isola. E adesso voi vi aspetterete immagini di lotte sanguinose e cruente. E l’ultimo che rimane è il re. Niente di tutto questo, niente orazi e curiazi. Gli aspiranti capo passero scrutavano le correnti e gli uccelli. Allora c’era un uccello particolare che andava a depositare le uova nelle tre isolette di fronte ad Orongo. Quando il momento era buono i giovanotti scendevano sugli scogli e si tuffavano nel mare. Ma non sapevano nuotare bene e allora si aiutavano con un fascio di canne o qualche cosa del genere. Ci montavano a cavalcioni e con l’aiuto di grandi bracciate arrivavano nelle isolette. E lì aspettavano il deposito delle uova. Il primo che conquistava un uovo lo alzava al cielo e urlava il nome della sua tribù. E così era fatta. Per un anno sarebbe stato re. Una forma in fondo di monarchia democratica, elettiva e costituzionale. E una legge elettorale migliore dell’Italicum. Bisognerebbe pensarci. Già me lo vedo Renzi con l’uovo in mano che urla: “Io sono di Pontassieve!”
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