Variazioni sul tema
Le due parole, come direbbe Matteo Renzi, sono Rapa Nui e Moai. Rapa Nui sono gli abitanti e Moai sono le statuone di pietra lavica di cui è disseminata l’Isola di Pasqua. Che è un’isola dell’Oceania che sta in America. E non è la sola cosa strana. Un altra cosa strana è come hanno fatto i Moai a scendere dalle cave che stavano in montagna, ed arrivare fino al mare.
L’altra cosa strana è come mai l’isola di Pasqua non fa provincia e non fa nemmeno comune ma è parte del comune di Valparaiso. Sostanzialmente è una frazione. Che sta a cinque ore di volo dal centro del suo comune. E poi, se è una frazione, perché ha un sindaco? Inoltre è l’unica frazione al mondo che ha cinque ambasciate, Usa, Francia, Germania, Brasile e Giappone. Vorrei conoscerlo l’ambasciatore del Giappone. E chiedergli: “Scusi, ma lei cosa cosa fa tutto il giorno qui?” L’isola di Pasqua ha pure una bandiera sua del tutto diversa da quella del Cile. Arrivo nell’isola di Pasqua che sta cominciando l’autunno e fa un caldo biscio. Chiariamo subito una cosa. I Moai sono arrivati al mare, facendo spesso anche 20 km, da soli, a piedi. Pesando anche tonnellate. D’accordo, è la leggenda, ma chi siamo noi per non credere alle leggende? Crediamo alla bilocazione di padre Pio, al sangue di San Gennaro e all’infallibilità del papa. Dobbiamo cominciare a fare i miscredenti proprio partendo dai Moai e a quello che raccontavano gli sciamani? I Maoi avevano gigantesco cappello rosso, nasino francese, collo pronunciato e spesso grandi occhi bianchi. E voltavano le spalle al mare. Per proteggere il popolo. E il mare ogni tanto si incazzava con tsunami tremendi che li abbattevano. Molti sono ancora lì, spiaggiati come balene. Altri sono stati rialzati dai giapponesi con grandissime gru. I giapponesi sono fatti così, non possono vedere un Moai sdraiato che subito lo vogliono rialzare. Per andare a vedere i Moai siamo passati davanti ad una montagna, diciamo ad una collina, el Cerro Pui, con evidenti striature. Sono i segni di una tradizione che ha un po’ di follia nella sua storia. Gli abitanti di qui, una volta all’anno, si buttano giù dalla collina, a scapicollo, cavalcando due tronchi di albero di banana legati fra di loro. E’ lo sport del tronco a due, uno sport che ho deciso che dovrà diventare sport olimpico. Dove c’è posto per il curling deve esserci posto anche per il tronco a due. Che poi c’è anche il tronco a uno. I Rapa Nui sono convinti che la loro isola sia l’ombelico del mondo. A parte il fatto che essere l’ombelico del mondo non si sa bene che cosa voglia dire, e che non si sa bene nemmeno a che cosa possa servire, dentro l’Isola di Pasqua, ombelico del mondo, c’è anche un posto dichiarato l’ombelico dell’isola. E’ stato nei secoli segnato con una grossa pietra tonda levigata dal mare e con quattro piccole pietre levigate messe intorno. In pratica una rosa dei venti. Solo che noi per una rosa dei venti non ce la meniamo così tanto. Diementicavo, i pasqualini vogliono l’indipendenza. E’ la prima e forse unica frazione al mondo che vuole l’indipendenza. Debbo parlarne al sindaco di Lavarone. Anche Masetti a questo punto vuole l’indipendenza, o almeno l’autonomia. O almeno un ambasciatore.
certo che qualche foto del tronco a due non ci starebbe male….
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