Più che un’isola è un mito. Ne avevo sentito parlare con cognizione di causa per la prima volta da Thor Heyerdhal, il norvegese del Kon Tiki, del Ra, l’uomo che sconvolse tutte le teorie degli spostamenti degli uomini nell’Oceano Pacifico, in quello Atlantico e in quello Indiano. Sei viaggiatori pirla sono arrivati sull’idola di Pasqua
Più che un’isola è un mito. Ne avevo sentito parlare con cognizione di causa per la prima volta da Thor Heyerdhal, il norvegese del Kon Tiki, del Ra, l’uomo che sconvolse tutte le teorie degli spostamenti degli uomini nell’Oceano Pacifico, in quello Atlantico e in quello Indiano.
Sei viaggiatori pirla sono arrivati sull’idola di Pasqua
Thor mi tenne un giorno nella sua collina in Liguria a parlare degli scavi nell’isola di Pasqua dove di fronte all’incredulità del mondo scientifico costruì in tre giorni un Moai nella cava di tufo e lo trascinò giù a valle accanto a quelli antichi ed autentici con l’aiuto di funi, slitte di legno e 180 uomini. Mi era rimasta la voglia e quando Thor morì, a Colla Micheri, 15 anni fa, nel giorno in cui io sono nato, il 18 aprile, mi dissi: all’Isola di Pasqua io ci debbo andare. E oggi ci sono arrivato. Mi è costato un bel po’ di soldi e cinque ore di volo stipato come una sardina ma adesso sono qui. Le cinque ore le ho sfruttate leggendo il Mercurio, quotidiano di Santiago, molto antico, molto conservatore, molto nemico di Allende e molto finanziato dagli Stati Uniti. A me piace leggere i quotidiani di destra. Primo perché mi aiutano ad incazzarmi un po’ quando sono troppo sereno e rilassato, secondo perché anche se non condivido un solo pensiero della destra, leggere parole, frasi, concetti di destra mi serve a rafforzarmi nella mie idee. E poi esiste destra e destra. C’è quella di Montanelli e quella di Berlusconi, quella di Malagodi e quella della Meloni. C’è la destra di Travaglio e quella di Salvini. E quindi non mi sono sorpreso più di tanto stamattina quando ho letto sul Mercurio un attacco a Donald Trump e al suo progetto idiota di costruire un muro tra Usa e Messico. Il Mercurio stamattina parlava dell’attentato a ad una decina di camion incendiati, dell’incendio che ha distrutto 230 ettari di bosco tra Vina del Mar e Valparaiso, proprio dove eravamo noi ieri a comprare una bottiglia di espumante rosé a dieci euri, di 17 carabinieri sotto processo che protestavano perché non volevano le manette, di Erdogan che ha detto che l’Olanda è una repubblica “bananera”: E però parlava anche di 600 aziende statunitensi, 60 delle quali di origine ispanica, che si sono messe in fila per partecipare agli appalti per il muro di 10 metri che dovrebbe impedire ai messicani di entrare nei felici Stati Uniti. Peccato però, scriveva il Mercurio, che non sono per la maggioranza messicani quelli che arrivano negli Usa ma gente del Salvador, del Guatemala e dell’Honduras, in fuga dalle violenze della polizia e dei narcotrafficanti, quindi a tutti gli effetti dei fuggiaschi che hanno diritto all’asilo politico, peccato che i messicani che arrivano negli Usa sono per il 60 per cento muniti di regolare visto di ingresso, peccato che molto più della metà degli americani sono contrari alla costruzione del muro, anche perché costa una carrettata di soldi, migliaia di milioni di dollari. Insomma, conclude il Mercurio di destra, il muro di Trump sarà un monumento inutile e costosissimo alla demagogia xenofoba. Leggerete mai una cosa così su un giornale di destra italiano? Intanto però io sono atterrato nell’isola di Pasqua, mi hanno infilato sul collo una corona di fiori profumatissimi e mi hanno sfilato dal portafoglio 57 dollari per il solo fatto che ho posato i piedi per terra. Però domani andrò a parlare di Thor con i Moai di tufo. Vogliamo parlarne?
Grazie per la tua ironia. Non prendersi sul serio aiuta ad affrontare la giornata. Ci mancano le foto del tuo viaggio a rallegrarci. Buon proseguimento
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