Ore 10,45 salgo su Frecciabianca a Roma diretto a Rovereto. Non c’era posto e salgo sull’unico posto libero in prima classe. Attorno a me una bolgia parlante. I soliti telefonini, e passi. Ma i decibel impazzano soprattutto per le chiacchiere, egualmente divise fra uomini e donne. Il livello sonoro sta lentamente raggiungendo quello di un rave party. Ogni tanto a complicare le cose ci si mettono gli annunci. “Si prega di tenere basso il livello delle suonerie dei cellulari”, urla una simpatica voce femminile che cade dall’alto. “Scopri il portale Freccia e rendi più piacevole il viaggio”. Piacevole? Potrei renderlo più piacevole solo massacrando i miei vicini. I quali si dilettano esibendo il New Italian. “Nella misura in cui”, “Come dire”, “Piuttosto che”, “Punto”.
Io adoro il treno e non sopporto l’aereo. Però debbo ammettere che in aereo il clima è meno esagitato, una volta in aria. Forse dovrei andare nella carrozza ristorante ma decido di tentare un minisonno. Niente, risate, urletti, chiacchiere inutili di gente che chiaramente sta andando in vacanza ed ha l’atteggiamento di chi si deve divertire ad ogni costo, viste le spese. Riparte una raffica di cellulare. “Ciao zio”. “Danilo che ti ha detto il dottore?” “Noi arriviamo fra due ore. Ci venite a prendere?” Odio tutti gli zii e Danilo spero che abbia un mal di pancia cronico. Mi sorprendo a sperare che il treno arrivi con un ora di ritardo. Due signore mi si piazzano in piedi a venti centimetri dalle mie orecchie e cominciano ad urlarsi di anagrafe, di test e di sette gradi di separazione. “Ho trentunanni di carriera”, dice la signora e mi verrebbe di intervenire. “Si vede, si vede, li porta malissimo”. Io non odio la gente, ma i viaggiatori ferroviari sì. “L’operatore addetto alla polizia a bordo è pregato di andare nella carrozza uno. Din don. Vi invitiamo a non accettare merce da abusivi, Thank you for cooperation. Din don. Cadono libri, cadono pacchetti, cadono valige. Anche i miei maroni sono pericolosamente in bilico.
Ti capisco Claudio. Io per esempio ho una fobia, non odio, per i padroni dei cani. Ma non tutti i cani, solo con i padroni, ma non tutti i padroni. Solo quelli che fan abbaiare i cani solo per sentirli abbaiare!!! Ho un vicino molto simpatico, volenteroso e diponibile verso tutti ma, si ma ha una moglieeee e un cagnetto solo simpatico quando dorme al sole in giardino. E tu sei lì che ti gusti la pasta al sugo e peperoni, senza audio alla Tv, la moglie con la bocca piena…ed è allora che appare e si palesa l’ometta truce, che chiama il cagnetto dormiglione: Hei John che fai dormi? bau, bau… dai che ti cucino la bistecchina, bau bau bau…o vuoi la scatoletta che tanto ti piace, bau bau… non hai bevuto il brodino stamattina come mai, bau bau bau… aspetta che scendo e ne parliamo dai!!! Apro la finestra e grido: Anacleta (giuro non ce l’ho con chi mette il nome Anacleta) Anààà controlla in loco se ha fatto la cacca prima! Bauuuuuu, bauuuuuuuuuuuuu…
Per fortuna, caro CLaudio, andavi da Roma a Rovereto. Se ci dovessi andare da Milano, oltre al tratto MI-VR con il cinguettio circostante (ho sperimentato che vociano di più in prima classe che non in seconda) dovresti scendere a Verona, cercare il binario da cui parte il treno pendolari per Trento, trascinare la valigia fino all’ascensore (se funziona, altrimenti precipitarti per le scale) e correre verso il binario sperando di prenderlo… perché se solo il Frecciabianca da Milano è in ritardo… addio! Ma se riesci a salire saul treno pendolari non trovi posto a sedere e tantomeno posto dove mettere la valigia. Questa è la situazione di chi deve raggiungere Rovereto o Trento… pensa poi se d’inverno gli sciatori hanno anche tavole da snowboard appresso! Sì perché Trenitalia NON ha un treno diretto da Torino-Milano a Trento. Hanno costretto al cambio anche i treni delle ferrovie austriache perché facevano loro concorrenza. Dopo tutto questo stress però, nessuno ha più fiato per parlare…
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