da Massimo Puleo
Siamo praticamente a febbraio e, fra qualche tempo, avremo i primi sentori della primavera. Ma la stagione più amata porta con sé da un po’ di tempo qualche problemuccio, specie per l’Italia, “specissimo” per la Sicilia: gli sbarchi dei migranti. O meglio, l’emergenza. Patata bollentissima che l’Europa ha scaricato nelle mani dell’Italia, e che l’Italia ha riversato in buonissima parte sulla Regione Sicilia.
Augusta, Pozzallo, Palermo, Messina, Catania, Porto Empedocle, Trapani, ecc… sono porti oramai noti per gli sbarchi organizzati dal governo nazionale italiano che, ben lungi dal finanziarne il potenziamento infrastrutturale e logistico (potrebbero fare concorrenza ai porti protetti dalle lobby economico finanziarie del Bel Paese) li utilizza prevalentemente per questi scopi. In molti ancora non lo sanno come funziona la macchina dell’accoglienza: le navi militari e delle Capitanerie di Porto caricano questi sventurati al largo delle coste della Libia e li scaricano, nella stragrande maggioranza dei casi, in uno dei porti suddetti; lo stesso dicasi per le navi delle organizzazioni umanitarie e del dispositivo Frontex. Obiettivo: Sicilia. E il popolo siciliano ha mostrato quella civiltà che a Goro, a Venezia e in tante parti del ricco Nord, ma anche a Roma o a Capalbio, non si è vista tanto. Eppure l’Isola viene sempre vista con diffidenza dai media, dalle grandi firme (?) del giornalismo italiano (no, la tua croce non è compresa, Sabelli), dalla stessa opinione pubblica. All’insegna dell’ ” E sì, ci guadagnano…e sì, ci speculano”, ecc…Bene, chiederei a lor signori di farla loro la prima accoglienza a queste persone, a fare i primi interventi contro la scabbia, le malattie infettive, a seppellire i morti nei propri cimiteri, ecc… Poi ne parliamo.
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