Dormo come un sasso dodici ore nella casa di Rosa Terrazza a Cafayate. Passeggiata di due km risalendo il torrente. Ammiro i sistemi idraulici dei contadini per catturare l’acqua. Pranzo con rosa e i suoi parenti, il figlio Silvestre, la novia del figlio, Janina. Mangiamo una zuppa di mais, poi una ciacra che è un grosso involtino fatto con foglie di mais contenenti mais macinato, con un condimento che si chiama albaca. Poi passeggiata con Silvestre e Janina fino alla bodeguita di Miguel e di Teresa dove fanno il vino, il Torrentès, bianco, e il Malbeq, rosso. Siamo circa a 1600 metri sul livello del mare, ma le vigne sono anche a 2600. È il sole, 340 giorni l’anno, e la grande escursione termica, anche 20 gradi fra giorno e notte, insieme alla terra, arena sopra e sassi sotto , e il clima secco che fanno il miracolo del vino più alto del mondo, el vino de altura. Io mi innamoro del Torrentès. Pomeriggio a sparare cazzate in spagnolo con Carmen e Enrique, che hanno un hospedaje, un alloggio, in cima ad un cucuzzolo. Lo spagnolo non lo so ma le cazzate le gestisco in tutte le lingue. Mi aiutano quattro ospiti di Carmen, Ramiro, Miquel, Sara e Anastacia. Si, Anastacia, una russa che ha sposato uno spagnolo in Italia e che sa un sacco di parolacce in italiano. Silvestre somiglia ad Albano e gli facciamo cantare Felicità. Enrique tira fuori una specie di tamburello e canta: “Soi de Salta, yago falta, alegrate, Cafayate” e tutti a ridere. Silvestre mi aiuta a riconoscere un albero protetto con il quale si fatto i mobili e mi sembra anche le botti, si chiama Algarrobo, con i semi si fa la farina per il pane patay ooppure si nutrono i maialini. Miguel mi sorprende spiegandomi che le barbatelle non sono innestate su uva americana. Le nuove piante sono semplicemente delle talee realizzate con tralci. Quattro gemme sotto terra e due sopra. Ma che volete sapere voi che non siete dei produttori di vino come me? Finisco la giornata a Cafayate, al museo del vino e poi alla cerveceria, più che altro per la connessione internet. La grande ossessione di questo viaggio.
Anziano (ma non troppo) grazie per i tuoi reportage. I migliori sono quelli enogastroalcoolici!
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