Francesca Caminoli
Caro anziano, ho letto oggi il tuo pezzullo su tsunami, uragani, tragedie etc e mi è venuta in mente una cosa che avevo scritto ne La guerra di Boubacar e che ti mando
…Il nonno è morto l’anno scorso. Lui non parlava di gran di sentimenti. Li viveva in silenzio, un po’ appartato. Ma io capivo che cosa si agitava nel suo cuore. Fin da bambina ho sempre avuto la sensazione che chi ha vissuto vere tragedie, come il nonno, poi non pratica il melodramma, come fanno molti oggi. Il nonno mi ha insegnato che la guerra è una tragedia, che lo sono la fame, la miseria, l’ingiustizia, la morte di un bambino o di un giovane, la disoccupazione. Poche cose sono una tragedia. C’è una parte del mondo, la parte più grande del mondo, che vive la tragedia ogni giorno. Noi siamo la commedia. Perché un amore non è una tragedia: anche se finisce, c’è stato. Un amore è un amore, una gamba rotta è una gamba rotta, un mal di testa è un mal di testa, una ruga è una ruga, persino un tumore è un tumore se hai vissuto abbastanza. Sono solo cose della vita e bisogna dare alle cose il loro giusto nome…
Qui sta semplicemente piovigginando
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