“Dal nostro inviato speciale Pinco Pallino. Il viaggio è stato pagato dalla casa farmaceutica Tal dei Tali”. E’ quello che ha proposto Enrico Mentana quando ha scoperto che molti giornalisti scientifici stavano partendo per il congresso mondiale sull’Aids col viaggio pagato dalle case farmaceutiche. Mica male come idea. Pensate che cosa potrebbe succedere se si diffondesse questo sistema. Sotto la firma di ogni inviato, la scritta, una vera e propria sponsorizzazione, “Il viaggio di Enzo Biagi è stato pagato da Grappeggia Arredatutto”, oppure “Ringraziamo Salvavita Beghelli che ha pagato l’albergo del dottor Bocca”.
Si parla molto di giornali e giornalisti in questi giorni. Sempre meglio che parlare della rivalutazione di Craxi: Pietro Folena, Pds, si spinge fino a decidere che gli darebbe gli arresti domiciliari (e con questo dimostra che sono i politici che vogliono fare i giudici, non il contrario). Giornali e giornalisti, dicevamo. Ma che cosa gli è venuto in mente a Everardo Della Noce? Ma si può, alla sua veneranda età, cedere alle lusinghe del danaro, e mettersi a fare il televenditore, come un Castagna qualsiasi? Vergogna Every (lo chiama così Catherine Spaak e noi non possiamo che adeguarci), ha fatto bene quel bacchettone di Mentana (ancora lui!) a cacciarti dal video. Io mi limiterï a darti il Premio Speciale Spulitzer che ti consegnerò nel corso di una simpatica cerimonia insieme a quel telefonino di Gerry Omnitel, a quel materasso di Rita Eminflex, sotto la benedizione di Kilim Rispoli e di Kimbo Baudo. Giornalismo e pubblicità? Ma parliamo di giornalismo e politica, dice Gad Lerner, vicedirettore della “Stampa” gettando lo scompiglio nella nostra controversa categoria. Può un giornalista occuparsi della propaganda elettorale dell’Ulivo e poi candidarsi per la direzione di un telegiornale o di un quotidiano? No, dice Gad, e viene coperto di insulti. Io propongo modestamente di applicare la proposta Mentana, di cui ho parlato all’inizio, anche per risolvere questo angoscioso problema in termini di trasparenza. Provate a immaginare la testata: “Corriere del mattino, quotidiano diretto da Mario Rossi, fino a ieri capo ufficio stampa della Dc”. Sergio Cusani ha vinto una causa, finalmente. Il “Corriere della Sera” aveva scritto che era stato arrestato, e non era vero. Si può discutere sulla figura morale del faccendiere craxiano e sui danni che ha contribuito a fare alla società civile italiana. Ma un giudice ha stabilito, giustamente, che in questo caso è stato diffamato. Cusani aveva chiesto come danni morali, 1300 lire, il prezzo di una copia del quotidiano. E quelle 1300 lire ha avuto. Questa notizia io l’ho letta, il 4 luglio, piccolissima, nella cronaca milanese dell'”Unità” e nella cronaca italiana del “Giornale”. Quel giorno non è stata pubblicata sul “Corriere della Sera”, il diretto interessato. Dal punto di vista giornalistico si chiama “buco”. Da quello etico? Chi continua a criticare Tonino Di Pietro perché parla sgrammaticato, dovrebbe ascoltare con maggiore attenzione Umberto Bossi al quale viene perdonata ogni castroneria. Ci voleva un Franco Ferrarotti in forma strepitosa, al “Maurizio Costanzo Show”, per stenderlo al tappeto restituendogli, come tanti uppercut, citazioni storiche strampalate e messe su alla meno peggio, da Jefferson a Bismarck. Ma quello che diverte in Bossi sono le sue invenzioni lessicali, che in realtà non sono altro che strenue battaglie che avvengono nel suo cervello tra i concetti approssimativi che si azzannano nel tentativo di venir fuori per primi. E così nascono “la politica interdigitata con lo Stato” e la confusione che fa tra controinformazione e disinformazione. Praticamente groggy come un pugile suonato che non ha nemmeno visto il suo avversario, Bossi ha finito per offendere tutti quelli che gli capitavano a tiro, con le sue solite frasette volgari, sostenendo, neanche fosse Mao (“La rivoluzione non è un pranzo di gala”) che la politica non è roba per signorine. A Umberto Bossi vada il nostro Premio Speciale “Signorilità” pregando Dio che ce lo conservi così naif, così a cavallo tra Selezione e Radio Elettra perché come pungolo è meraviglioso ma non ce la facciamo a immaginarlo ministro dei Beni Culturali, nemmeno della Repubblica Padana. E già che ci siamo non vorremmo scordare Maurizio Costanzo il quale, quando Bossi ha cominciato a parlare bene del sindaco di Milano Formentini e del sindaco di Napoli Bassolino è intervenuto per ricordare che esiste anche il sindaco di Roma Rutelli. A Costanzo diamo perciò un piccolo Premio Speciale “Interessi privati in atti privati”, ricordandogli che esistono anche il sindaco di Venezia Cacciari, il sindaco di Torino Castellani, l’ex sindaco di Taranto Cito, eccetera eccetera eccetera.
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