“Signor giudice, se può dire a questo signore che adopera l’educazione!”. Giovanni Brusca, il mafioso che strangolò e dissolse nell’acido un bambino, era proprio seccato con il mafioso pentito Santino Di Matteo, padre del bambino, che lo insultava in un’aula del tribunale. Tutte le volte che il giudice nominava Brusca, Di Matteo aggiungeva: “Chi? Giovanni l’animale?” E Giovanni, lo strangolatore di bambini, si è adontato. Sapete come sono i mafiosi: si seccano a sentirsi dare della bestia. Anche i mafiosi hanno una dignità. Non vogliono sentire parolacce. Seviziano bambini, ma ci tengono ad un minimo di decoro, perbacco. Per fortuna che c’è Vittorio Sgarbi che quando parla di Brusca non lo chiama “Giovanni l’animale” ma il “presunto mafioso”. Ci penserà Vittorio a proteggere l’onorabilità di Brusca il mafioso. Vittorio protegge tutti, anche i giudici, purché indiziati di reato. L’onore perduto, la rispettabilità: anche la mafia è stata travolta dall’insostenibile leggerezza dell’essere. Era ora. I picciotti sono arrivati, magari in ritardo, all’edonismo reaganiano. Quando i carabinieri entrano in un bunker di qualche superlatitante, trovano più vestiti di Armani che lupare. A Giovanni l’animale diamo il premio Premio Speciale WWF con la seguente motivazione: “Qualsiasi animale si vergognerebbe di essere chiamato Brusca”. Sui giornali è forte il dibattito sui figli di Totò Riina da quando la loro mamma, Antonina Bagarella (altro nome interessante per la storia della mafia siciliana) ha ricordato ai cittadini pensosi dei diritti civili di tutti che ognuno nasce innocente e lo rimane fino a prova contraria. E che Totò ha insegnato ai figli i veri valori della famiglia. Ma chi l’ha mai messo in dubbio? E’ vero che i figli di Totò Riina hanno pagato un prezzo alto per la loro infanzia diversa. Ma noi che cosa c’entriamo? La signora Bagarella doveva semplicemente dire al suo sposo latitante: “Guarda che stiamo rovinando l’infanzia dei nostri figli e tu, invece di insegnar loro i veri valori della famiglia, devi sistemare i tuoi problemi con la giustizia”. Ecco fatto. Niente più lettera. Niente più Vigna che risponde. Niente più dibattito interminabile. Saltiamo a pié pari l’intervista a Valentino pubblicata sull’Unità, un incrocio fra “Io donna” e “Reset” (la perla: “bisogna eternizzare il patrimonio Valentino”), sorvoliamo l’articolo sulla “Repubblica”, intitolato “Un sedere a prova di spot” e firmato da Donatella Chiappini (nessuno è colpevole dei propri cognomi, ma dei titoli si, diamine!), facciamo finta di ignorare Gabriele La Porta, boss di Rai Due, che blocca il programma di Funari e poi alle accuse di censura replica: “La verità è che i tempi sono cambiati” (appunto!), dimentichiamo l’infortunio di Giancarlo Perna che sul “Giornale” definisce il padre di Veltroni “un democristiano nella manica del capo, il mitico Bernabei” (peccato che Veltroni senior fosse morto cinque anni prima dell’arrivo di Bernabei in Rai), fingiamo di non aver letto che Prodi si vanta di aver risolto il problema delle mucche pazze mandandole in Africa, purché gli africani lo vogliano, cestiniamo la dottoressa Tirone che sostiene di essere stata l’amante di Guttuso per dieci anni (ah! i bei tempi in cui gli amori clandestini erano -appunto – clandestini!). Oggi vogliamo chiudere con il calcio. Una piccola considerazione: avete provato a chiudere gli occhi durante le partite europee ascoltando solo l’audio? “Ecco la mezzala della Juventus che passa palla al centravanti della Fiorentina, contrastato dal libero del Milan. Interviene il difensore del Parma che disimpegna verso il mediano della Lazio, traversone dello stopper della Roma e palla sulla testa dell’ala sinistra della Sampdoria. Gooool! Ha segnato la Repubblica Ceca!” La Repubblica Ceca? E che ci azzecca la Repubblica Ceca? Ma di Di Pietro parleremo un’altra volta. Anzi no, parliamone adesso. Di Pietro sostiene che bisogna indagare sul passato dei pubblici funzionari, sui movimenti di danaro, sugli strani arricchimenti. Sacrosanto. Però l’avverto, caro ministro. Se io diventerò pubblico funzionario e lei verrà da me a indagare, io sosterrò che: 1) la Mercedes me l’ha prestata un amico; 2) il telefonino è quello di un amico; 3) la casa l’ho costruita con soldi appena appena restituiti a un amico; 4) la raccomandazione l’ho fatta a un amico. Lei ha qualcosa contro l’amicizia?
Nessun commento.
Commenti chiusi.