Xavier Echevarria, capo dell’Opus Dei, a Catania, dice che, siccome risulta che il 90 per cento dei genitori di figli handicappati ha avuto rapporti prematrimoniali, i rapporti prematrimoniali sono la causa dell’handicap dei figli. La dichiarazione di Echevarria è del tutto priva di fondamento scientifico sia dal punto di vista biologico che, soprattutto, da quello statistico. E per fortuna, bombardati come siamo da milioni di informazioni, anche questa terrorizzante sentenza è subito passata nel dimenticatoio, sommersa dai sassi dei cavalcavia, dai profughi albanesi e dagli imbrogli dei quizzaroli. D’altronde chi potrebbe mai credere seriamente che un rapporto sessuale fra sposati possa generare figli più sani e più belli rispetto ai rapporti sessuali fra semplici fidanzati? Vi immaginate gli spermatozoi e gli ovuli che si chiedono reciprocamente i documenti del matrimonio? E se una coppia è sposata in comune ma non in chiesa, il figlio come viene? Un po’ scemo ma non troppo? Miope? Diabetico? Ma è soprattutto dal punto di vista statistico che l’affermazione di Echevarria è incredibile. Ricapitoliamo. Poiché il 90 per cento dei genitori di figli handicappati ha avuto rapporti prematrimoniali, dunque i rapporti prematrimoniali causano l’handicap. Roba da far rabbrividire qualsiasi studente di statistica al primo giorno di università. Procediamo per analogia. Si potrebbe anche dire: poiché il 90 per cento dei genitori di figli handicappati ha avuto rapporti sessuali su un letto, dunque avere rapporti su un letto causa l’handicap. Meglio ancora: il 90 per cento dei genitori di handicappati ha due mani? Ecco la causa dell’handicap dei figli. In questo caso la disinvoltura dell’argomentazione è molto evidente, anche perché i rapporti prematrimoniali sono la regola generale. Ed Echevarria è stato prontissimo, il giorno dopo, viste le proteste e le polemiche, a smentire adducendo come scusa la sua scarsa dimestichezza con la lingua italiana. Ma questo episodio può essere utile per ricavarne una morale generale basata su due punti: l’uso disinvolto delle statistiche a fini politico-ideologici e l’uso ancor più disinvolto della smentita. La statistica. Un classico della disinformazione riguarda la droga. Gli eroinomani, prima, fumavano spinelli? Si? Allora è chiaro che gli spinelli fanno diventare eroinomani. A nessuno verrebbe in mente di saggiare statisticamente quanti eroinomani, prima, bevessero acqua altrimenti risulterebbe chiarissimo che chi beve acqua, molto pió che chi fuma spinelli, è destinato a precipitare prima o poi nel tunnel delle droghe pesanti. Quante statistiche vengono divulgate con lo stesso pressapochismo facendo leva sul fatto che i giornali non sono in grado di controllarle? La smentita. E’ ormai un’abitudine. Si fa una dichiarazione, si aspettano le reazioni. Se sono violente e sgradevoli si smentisce. Fine. Non importa se esiste una registrazione, se ci sono decine di testimoni, se la dichiarazione è stata fatta alla radio o alla televisione. Non intendevo dire quello, smentisco, i giornalisti travisano sempre il pensiero della gente. Visto che siamo in tema di statistica, mi lascio andare ad una valutazione, del tutto soggettiva, intendiamoci, lo dichiaro prima. Secondo me il 90 per cento delle smentite sono false. Prendiamo l’ultimo caso, il ministro Berlinguer. Dice che non trova legittimo parlare di lotta alla mafia nella scuola. Dice esattamente, lo riporta l'”Unità”: “Non parlerei di lotta alla mafia nella scuola, di legalità come reazione all’illegalità: questo senso missionario non lo trovo legittimo nell’istituzione scolastica”. Sconcerto. Maria Falcone, Rita Borsellino, Antonino Caponnetto sono diventati dei globetrotter della legalità, spendono la loro vita per raccontare nelle scuole italiane che cosa è la mafia. Il loro sacrifico non è legittimo? Ma che cosa dite! Smentita del ministro Berlinguer. “Non ho fatto nessun invito alle scuole perché rinuncino alla benemerita azione educativa svolta finora”. E allora? A chi credere? A Berlinguer 1, la dichiarazione o a Berlinguer 2, la smentita?
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