NON E’ CAMBIATO NIENTE. TANTO VALE RIPUBBLICARE LE COSE VECCHIE
Una nota e monopolistica multinazionale del tabacco ha comprato giorni or sono moltissime pagine dei più importanti quotidiani italiani per controbattere il luogo comune che il fumo indiretto (cioè quello che sono costretti ad aspirare i non fumatori) faccia male. Suo diritto, naturalmente. Qual è la tesi? Sostengono i più grandi produttori di sigarette del mondo che alcuni studi dimostrano che anche mangiare un biscotto, anche consumare olio di semi di colza, anche esagerare con la frutta o con vegetali, anche mangiare troppo pepe rappresentano un rischio per la salute, almeno dal punto di vista statistico. “Il rischio di cancro al polmone da fumo indiretto si colloca ad un livello molto inferiore del rischio rappresentato da molte attività e oggetti di uso quotidiano”, dice la pagina pubblicitaria. E allora perch‚ non esiste nessuna grande campagna per convincere la gente a rinunciare a mangiare un biscotto al giorno? Ecco un clamoroso caso di disinformazione. I produttori di sigarette cercano di ribattere alla campagna che tende a vietare il fumo in quei locali nei quali lavorano, transitano o temporaneamente soggiornano persone che non fumano. Se il fumo passivo non fa più male di un biscotto, perché prendersela con lui? Perché combattere il fumo passivo e non il biscotto, o l’olio di semi di colza? Sembrerebbe un discorso che fila, ma c’è l’imbroglio. Voi l’avrete già scoperto, sicuramente. Se ci fosse un luogo, un ufficio per esempio, dove vi facessero mangiare a forza un biscotto, o bere due cucchiai di olio di semi di colza, o mangiare contro la vostra volontà un pizzico di pepe, voi vi arrabbiereste, no? E allora, visto che comunque il fumo passivo fa male, perché non bisogna combatterlo? E voi, cari produttori di fumo attivo e passivo, smettetela di dire bugie. Il fumo attivo è un diritto, come drogarsi e suicidarsi. Il fumo passivo è una violenza, come drogare e uccidere. Il nostro Premio Speciale ve lo siete proprio meritato, con la seguente motivazione: “In fondo non tutti i mali vengono per nuocere: con le vostre pagine di pubblicità avete dato una boccata di aria pura ai giornali italiani in crisi”.E scusate se ho fatto il serioso. Ma il problema era troppo importante per affrontarlo scherzando. Se pensate che perfino quella ciminiera di Funari ormai fuma di nascosto al gabinetto! Ogni tanto bisogna impegnarsi, anche se la stessa parola “impegno” non è più trendy. Dell’impegno oggi ci si vergogna, soprattutto a sinistra. Bisogna occuparsi soprattutto di se stessi. Dice Michele Serra: “Col tempo ho imparato che chi si occupa male di se stesso è un disastro quando si occupa degli altri”. E Francesco Guccini: “La canzone che nasce politica è come l’inno di una squadra di calcio: bruttissima. L’unico impegno: il desiderio di esprimere qualcosa”. E Lucio Dalla: “Bisogna sentirsi impegnati solo con la propria dignità”. E la solidarietà, e l’altruismo? Niente. Siamo di nuovo tragicamente nel riflusso. La rivoluzione va bene per i giovani che non hanno niente da perdere. I vecchietti della sinistra hanno deciso che bisogna investire su se stessi, preoccuparsi della propria creatività, difendere la propria dignità. Un Premio Speciale unico al Trio Riflusso che mi permetto di dedicare a Dario Fo, uno che un giorno disse: “Qualcuno dovrà pure impegnarsi a tenere accesa la fiaccola”.Mario Ciancio Sanfilippo, nuovo presidente degli editori italiani, ha scandalizzato un po’ tutti invitando i giornalisti italiani, soprattutto quelli più noti, a realizzare e a firmare pubblicità redazionale. Come succede in tv. C’è rimasto solo Mario Ciancio Sanfilippo in Italia a pensare che ciò che succede in Tv vada imitato. Ma quello che non capisco, in tutto questo facile e gratuito scandalizzarsi, è come mai nessuno si sia ancora accorto che la pubblicità redazionale le grandi firme già la fanno. Che cosa sono infatti quegli articoli entusiastici, firmati dai grandi critici cinematografici italiani, sui film delle videocassette allegate ai grandi quotidiani e settimanali di informazione? Non sono delle grandi marchette? Che cosa pensereste se un famoso giornalista scrivesse mirabilia della cremina o del profumino allegato al settimanale femminile? Che è un venduto? E perché il film sì e il profumino no? A chi dare il Premio Speciale? A Mario Ciancio Sanfilippo? Diamoglielo, ma con la seguente motivazione: “Chissà che verminaio verrebbe fuori se qualcuno avesse il coraggio di fare una seria inchiesta sui rapporti tra i giornalisti e i soldi”.
E già basterebbe fare una piccola inchiesta sui rapporti tra i giornalisti e la casa. Alberto Castagna e Rita Dalla Chiesa, nonostante guadagnino centinaia di milioni, ancorché sfrattati, non vogliono restituire la casa che l’Istituto di Previdenza dei Giornalisti affitta a basso costo ai soci che ne hanno più bisogno. E’ buffo: più sono impegnati nelle telepromozioni più sono insensibili. Noi diamo loro il Premio Speciale “Aspiratutto” consapevoli però che sfrattarli sarà l’impresa del secolo.
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