NON E’ CAMBIATO NIENTE. TANTO VALE RIPUBBLICARE LE COSE VECCHIE
Sono talmente d’accordo con la nuova legge sulla privacy che ho deciso, almeno per questa volta (ma se le cose vanno bene e voi mi conforterete con la vostra approvazione, anche tutte le prossime volte) di non fare più nomi. Naturalmente non farò nomi quando dovrò parlare male di qualcuno. Ma non farò nemmeno i nomi di coloro dei quali vorrei parlare bene. Non parlerò delle malattie di nessuno ma non dirò nemmeno che stanno molto bene e godono di ottima salute. Troppo comodo per i vip eliminare gli aspetti negativi, le critiche, la possibilità di parlare dei loro difetti. Cancelliamo tutto, vizi e virtù. Tutto bene quando i giornali li fanno diventare famosi, tutto male quando li disturbano nei loro dorati rifugi miliardari. Datemi retta, non li nominiamo più, aspettiamo che vengano loro a piatire dieci righe di spazio, una fotina in trentesima pagina. E quando verranno, spieghiamo loro che lo facciamo per il loro bene, che il diritto alla privacy è inalienabile, che se ne stiano tranquillli e pacifici nel loro anonimato e che un giorno ci ringrazieranno. Cominciamo subito. Vorrei parlare di un giudice famosissimo, anzi di un ex giudice famosissimo che si crede padrone d’Italia. Posso criticarlo senza fare il suo nome? E’ convinto di essere bellissimo e furbissimo. Quando non era nessuno andava a tirare per la giacchetta i giornalisti. Quando è diventato famosissimo ha cominciato a lamentarsi perché tutti lo tiravano per la giacchetta. Già uno che dice “mi tirano per la giacchetta” dovrebbe suscitare qualche diffidenza. Come quelli che dicono “in gonnella”: “un arbitro in gonnella”, “un camionista in gonnella”. Terrificante. Questo giudice è permaloso. E quindi il fatto di non nominarlo ci risparmia le sue ire. Anzi, per confondere le acque, dirò che si chiama Andrea. In questi ultimi due anni Andrea ha presentato quasi 250 querele per diffamazione. Ogni volta chiedendo i danni. Se le vincerà tutte e gli daranno 10 milioni per ogni causa incasserà due miliardi e mezzo. Io credo di essere, finora, l’unico giornalista che non è mai stato querelato da Andrea. E la cosa mi secca. Lo fa per dimostrare che io non valgo un fico secco? Lo fa perché nemmeno mi conosce? Lo fa per umiliarmi? Eppure io di querele ne ho collezionate tante, e per tanti miliardi, non sono l’ultimo arrivato dei tribunali. Mi hanno querelato Moratti, Vincenzo Muccioli, Andrea Muccioli, Giacomo Maria Muccioli, Maria Antonietta Muccioli, Patrizia Rossetti, Jerry Scotti, Fabrizio Del Noce. Mica bruscolini. Mi hanno querelato avvocati e giudici, commercialisti e trafficanti di rifiuti tossici, fabbricanti di materassi. Mi ha querelato nientepopodimeno che sua altezza Vittorio Emanuele. Duecentocinquanta querele e nessuna per me. Io ho una teoria per quanto riguarda le querele presentate da giudici: andrebbero vietate per legge. Un giudice non è un cittadino qualunque. Ha un potere immenso nelle sue mani. Può tranquillamente fare a meno di un diritto se è palese ed enorme il conflitto di interessi. Un giudice si sente diffamato e ti trascina in tribunale perché un altro giudice, un suo collega, giudichi chi dei due ha ragione. Sai come va a farsi benedire quel fatto che la legge è uguale per tutti? Come se io querelassi un giudice e pretendessi che a giudicarci fosse un giornalista. Una volta mi querelò un giudice. Alla prima udienza il giudice querelante e il giudice giudicante cominciarono a chiaccherare amabilmente, si davano del tu e chiedevano notizie reciproche di figli e di mogli. Indovinate: sono stato condannato o assolto? Ve la do in una.
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