NON E’ CAMBIATO NIENTE. TANTO VALE RIPUBBLICARE LE COSE VECCHIE
Davide è stato ritrovato morto. Il giornalista di “Studio Aperto” arriva del padre. A nome di tutti noi italiani e del nostro sadico gusto del macabro che ci spinge a non volerci fare i fatti nostri nemmeno in occasioni del genere, gli chiede: “Ha idea di come possano essere andate le cose?”
“Si”, risponde il papà di Davide sorprendendo l’interlocutore e lasciandogli intravvedere la possibilità di fare un grande scoop. Un attimo di lungo silenzio. Poi l’intervistatore non ce la fa più. “Come è andata?”. Altro attimo di silenzio. Lunghissimo. “Male”, risponde il papà di Davide.
Ricordo che quando cominciavo a fare il giornalista qualche vecchio cronista mi raccontava che aveva cominciato a fare questo mestiere entrando nelle case di genitori ai quali era morto un figlio in un incidente stradale, cercando di convincerli a consegnargli una fotografia del bambino. E se non ci riusciva, non rimaneva che un sistema, il furto. “Mi faccia vedere come era bello il suo bambino”. La mamma tirava fuori piangendo un album di fotografie in cui il figliolo correva nei prati, si dondolava sull’altalena, pedalava sulla bicicletta. Quando il vecchio cronista lo riconsegnava, inevitabilmente, una foto era scivolata nella tasca della sua giacca.
Ringrazio il destino perché la mia carriera non ha avuto il bisogno di iniziare così. E perché il giornalismo, tutto sommato, accanto a tante azioni orrende come quelle descritte, contempla anche molti momenti di grande impegno civile. Ma ogni volta che si leggono i giornali viene da piangere per il pressapochismo con il quale vengono scritti gli articoli. Attenzione: la colpa solo raramente è dei giornalisti. Molto più spesso è delle condizioni nelle quali vengono costretti a lavorare. Si potrebbero rifiutare, è vero. Ma sapete quanti giornalisti sono disoccupati? Più di mille. E allora si accetta tutto, la fretta, la concorrenza, la superficialità, la richiesta di notizie sempre più eccitanti. Facciamo i giornalisti – si dice – mica gli eroi.
E allora leggi che l’aliante precipitato “stava esercitandosi in una discesa a vite, una situazione che si verifica spesso in quota quando c’è vento forte”. Chi vuoi che smentisca? L’aliante? Il pilota morto? Oppure senti parlare di eutanasia per il caso del giovane in coma, con encefalogramma piatto, tenuto in vita a Napoli solo con la respirazione forzata. E ti chiedi: ma questi giornalisti leggono almeno i giornali?
Sembra che Raffaele Costa, l’ex ministro noto per le sue campagne di moralizzazione contro gli sprechi pubblici, oggi in corsa per la carica di sindaco di Torino, usasse due pesi e due misure. Han denunciato il fatto che, quando era a capo del ministero dei trasporti, per potersi trasferire comodamente da Roma a Cuneo, aveva fatto aggiungere al treno un vagone letto che viaggiava metodicamente semivuoto e si fermava a Mondovì per scaricare il ministro. Quanto è durata questa notizia sui giornali italiani? Trenta giorni o uno solo? Quanti giornalisti si sono precipitati da lui per chiedergli se la notizia fosse falsa? Quanti direttori hanno ordinato un’inchiesta sugli sprechi ministeriali? Quanti giornali hanno ricordato il caso simile del presidente del Senato Scognamiglio?
Qualche mese fa abbiamo letto che un signore aveva partecipato alla festa della “Discussione” a Silvi Marina e aveva vinto in una riffa approntata dagli organizzatori una Fiat Punto. Questa automobile non gli era stata mai consegnata e lui aveva fatto causa a quel troncone di Democrazia Crfistiana che fa capo al filosofo Buttiglione e che edita la “Discussione”. Che cosa aveva risposto il filosofo e cristiano Buttiglione? Chiedo scusa, ecco le chiavi della macchina? E’ stato un errore, volevano darle una Bmw? No, ha risposto solo: “Ma io che c’entro?” Voi pensate che i giornali abbiano insistito tre giorni sull’argomento? Ma che dico, due giorni?
Quanto spazio è stato dedicato al processo di Torino in cui è stato condannato Cesare Romiti? Quanto spazio è stato dedicato alla notizia che in Gran Bretagna sarà istituito il registro pubblico degli appartenenti alla massoneria? Quante inchieste vengono pubblicate sulla fabbrica e sul commercio di armi nonostante se ne stiano occupando le procure di mezza Italia?
Quello che per poco non diventava il nostro re, Vittorio Emanuele, dice che le leggi razziali non erano poi una cosa così grave. Lo dice alla televisione, davanti a una telecamera, a un microfono che registra, mica a un praticante di primo pelo che potrebbe non aver capito. Perché, di fronte a una dimostrazione di così totale insensibilità, non si scatena sui giornali una campagna violenta e senza fine contro la campagna per il rientro dei Savoia in Italia?
Cari lettori, fra un po’ di tempo, forse, dovrete votare il referendum per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti. Vi assicuro: un sì o un no non cambieranno niente. Ma voi, se volete essere obbiettivi, prima di andare a votare smettete di leggere i giornali per almeno trenta giorni.
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