Si continua a commentare a destra e a sinistra la puntata di Servizio Pubblico. Grande puntata, almeno dal punto di vista del successo di audience. Poi c’è chi dice che ha portato voti al Cavaliere, chi dice che Santoro è stato come un boa avvolgente, che Giulia Innocenzqi ha messo alle corde Berlusconi, che Berlusconi ne è uscito alla grande, che Travaglio è stato messo in difficoltà, eccetera. Io penso che Santoro abbia provocato la rissa a bella posta, quando si è reso conto che lo avrebbero rimproverato di non essere stato abbastanza combattivo, penso anche che la lettura della lettera a Travaglio sia stato un tto errore da parte di Berlusconi, penso che Travaglio sia stato molto bravo. Penso anche che avrebbe potuto rispondere anche più brevemente e con maggiore incisività. Avrebbe potuto dire per esempio: è vero, caro Berlusconi, lo 0,01 per cento di quello che ho scritto è stato giudicato dai giudici in qualche maniera inesatto. Ma come mai non c’è stato mai nessun giudice che ha dichiarato inesatte le cose che ho scritto su di lei? Comunque andatevi a leggere il pezzo che ha scritto Travaglio ieri sul Fatto. Impressionante. Caso mai poi voleste leggere l’intervento di Travaglio, lo trovate qui, http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/11/miconsenta-i-miei-interventi-di-ieri-a-servizio-pubblico/467028/.
Come ho meglio specificato nel commento n. 3 al post “Berlusconi ha battuto Santoro?” sono sostanzialmente d’accordo con quest’ultima analisi di CSF. Per quanto riguarda il distacco di Montanelli dal Cavaliere, lo stesso Montanelli ne spiega benissimo il motivo nel suo editoriale “Dove eravamo rimasti?” sul primo numero di “La Voce” del 22 maggio 1994: http://users.libero.it/vigro/News_17/montanelli_voce.htm Nel sito sono riportate fra l’altro anche due interessanti interviste: a Bossi “Il padrone sono me” di Letizia Mozzi ed a Occhetto: “Prometto sacrifici” di Gabriele Paci, difatti Occhetto ha perso le elezioni…
Secondo me questo aver atteso, seguito, condiviso, contestato, approvato e commentato uno “spettacolo”, anzichè pretendere indicazioni politiche su intenzioni e soprattutto risultati, riassume il danno culturale inflitto alla società dal ventennio berlusconiano. In quanto a Travaglio condivido l’opinione di Sabelli, a tratti mi ha quasi commosso, quando gli ha pacatamente, ma molto sentitamente rimproverato di averci fatto perdere vent’anni…
Dopo i compitini copia e incolla della segretaria, oggi su FQ il Marcolino nazionale è tornato a fare il giornalista! Non condivido il tutto (e chi se ne frega no? Però…) Puzzette per il Merlo canterino, una tal Sara, un rosicone-repubblicone, il presunto giornalista con le mèches, la presunzione spocchiosetta della sinistra.
…L’house organ di un partito che ha votato tutti i massacri sociali di Monti, “insieme” a Berlusconi, Casini & C., e ora candida il professor Dell’Aringa, critico della riforma Fornero perché troppo blanda, l’ex falco di Confindustria Giampaolo Galli, viene a spiegare a Santoro che deve parlare di “lavoro, welfare e disoccupazione”, cioè dei tre temi più battuti da cinque edizioni di Annozero e da due di Servizio Pubblico. Ma andè a ciapà i ratt…
Da una vita non guardo la TV, ma la devo subire passivamente. Non ho visto la trasmissione, ma da lontano, ho seguito l’audio. Una cosa mi è rimasta vivida: l’idea del Travaglio che sia NORMALE per un giornalista essere querelato per diffamazione, e se na fa pure un vanto. Che poi sia condannato o meno, per lui è secondario, un infortunio sul lavoro. Bel lavoro! Insomma, siamo ancora al “diffamate, diffamate, qualcosa comunque resterà”. Disgusto.
Il reato di diffamazione (art. 595 c.p.) è relativo “all’offendere l’altrui reputazione”, a prescindere dal fatto che ciò che si dice sia vero o meno, anzi, per il diritto italiano all’accusato non è consentita l’exceptio veritatis (art. 596 c.p.), quindi non può addurre prove che quanto dichiarato sia vero per difendersi. In sintesi, se un giornalista dicesse che Riina è un mafioso, potrebbe anche essere condannato per diffamazione. Non è difficile capire, allora, perché chi fa giornalismo d’inchiesta si ritrovi spesso con una denuncia per diffamazione. Anche se racconta solo la verità.
“Ma come mai non c’è stato mai nessun giudice che ha dichiarato inesatte le cose che ho scritto su di lei?” Caro Claudio, la diffamazione è punibile a querela di parte: se nessuno lo denuncia, non c’è processo, quindi è una risposta debolina. Più che altro, poteva rispondere che, se per i suoi procedimenti bastava una letterina, per quelli di Berlusconi non sarebbero bastati diciotto volumi rilegati. Acquistabili in comode rate mensili.
«Travaglio è un diffamatore di professione: ha dieci condanne per diffamazione», parola di Berlusconi. Marcolino perciò l’avrebbe querelato per questa frase, o questo almeno emerge dal FQ . Ed è un mistero: l’unica spiegazione è che lo possa querelare per la frase «diffamatore di professione», perché per il resto Travaglio ha dieci condanne per diffamazione punto e basta. Marcolino, tuttavia, insiste con la sua tesi personale secondo la quale le condanne per diffamazione sono solo penali, mentre quelle civili – come le sue – non sono condanne, e non sono neanche diffamazioni, o insomma contano poco. Testuale: «Se un giornalista viene citato in giudizio dinanzi a un tribunale civile per avergli inferto un “danno”, il giudice decreta la sua soccombenza (io traduci condanna) nella causa se…
…se ritiene che il danno ci sia stato, oppure no in caso contrario». Bene: Marcolino ha dieci “soccombenze” o no?
Il sogno proibito del Cavaliere
Il Cavaliere è nato, cresciuto in TV. La TV per Lui è sempre stato il bordello per eccellenza. Lì dentro non ci sono santi ma nani, ballerini, suore e preti. Chissà cosa avrebbe pagato il Cavaliere per vedere Travaglio, Santoro e Vauro vestiti da suore?!
Non a caso ho invitato a leggere l’intervista ad Occhetto del 1994. La situazione di oggi è la stessa, solo che al posto di Ciampi c’è Monti. Trovo straordinario che ci si fermi a discutere su chi vince e chi perde in TV senza entrare nel merito della situazione oggettiva del Paese messo alle corde da una politica di bassissimo livello. Una frenetica corsa allo scranno del potere, ecco come stanno usando la politica. I meno abbienti sono ridotti alla fame e la disoccupazione aumenta. Non si mangia più a tavola, ma davanti alla TV con l’acquolina in bocca guardando la prova del cuoco od altre stupidaggini del genere. A Bologna finti “benefattori” stanno già truffando gli anziani con un vile trucchetto suggerito dallo stupido redditometro, recentemente inventato dalle cime politiche.
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