Siamo tornati a Sallent, casa di origine del Campersauro. Lui tira un sospiro di sollievo. È stato guidato dall’anziano per 2800 km. Senza incidenti. Lo lasciamo solo. L’anziano lo guarda l’ultima volta con affetto. Passa un’ora e già gli manca. Il giovane dice: mai più. La vita del camperista non fa per lui. Un’altra immagine si porta appresso l’anziano. Trudi. La tedesca-padovana che rimasta vedova del marito gira l’europa su un camperino. L’ultimo giorno i due le regalano tutto quello che rimane sul Campersauro. Una bottiglia di olio, un pacchetto di zucchero, un pacchetto di sale. Trudi all’inizio rifiuta educatamente. Poi accetta in cambio dell’impegno dell’Anziano di andare a cena da lei ad Arquà. I due le portano ancora uno spremiagrumi, molte arance, yoguth, contenitori di plastica. E gli inviti a cena diventano due. Ultime profonde considerazioni. L’anziano è molto contento di aver vissuto quindici giorni in luoghi dove per andare a fare la pipì bisogna seguire le indicazioni “caballeros”. L’anziano e il giovane si chiedono ancora perché si imbattevano sempre in campeggi chiusi da tre anni. Che epidemia di camper c’è stata te anni fa?
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