Bisogna leggere Bruni Tinti, sul Fatto, qualsiasi cosa scriva. Ieri ha scritto di immunità parlamentare. E mi ha spalancato il cervello con un ragionamento elementare e addirittura banale. Dunque, l’immunità parlamentare è quell’istituto (art. 68 della costituzione) grazie al quale il parlamento può non autorizzare l’arresto di un parlamentare, o una perquisizione a suo carico o l’intercettazione delle sue telefonate. Però, obiettivamente, non autorizzare il suo arresto, o le intercettazioni o le perquisizioni potrebbe configurare anche il favoreggiamento personale (379 codice penale) perché di fatto si traduce in un ostacolo alle indagini. Ma c’è un motivo per il quale il parlamento e i parlamentari hanno questo privilegio: il famoso “fumus persecutionis”, il sospetto che il parlamentare sia perseguito a causa della sua attività, che in sostanza qualcuno ce l’abbia con lui per motivi politici. Facile no? Bruno Tinti dice: se c’è, niente arresto ; ma se non c’è? Allora è favoreggiamento personale. Vediamo quindi il caso del senatore Sergio De Gregorio. Indagato per associazione per delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, i giudici avrebbero voluto arrestarlo. Alberto Balboni (Pdl) –vicepresidente della Giunta delle immunità e avvocato (dovrebbe sapere dunque di diritto) – ha detto, e scritto, che, nel caso del senatore Sergio De Gregorio non esiste pericolo di fuga, inquinamento di prove né possibilità di reiterazione del reato. Ma non era questo che la giunta doveva stabilire, perché questo era compito dei giudici. La giunta dovevo solo decidere se c’era il famoso fumus. E siccome il fumus non c’era (altrimenti l’avrebbe detto e provato) e siccome ha vietato l’arresto, di fatto intralciando i corso della giustizia, ecco che si configura il reato di favoreggiamento, a carico dei parlamentari, o per lo meno a carico dei membri della giunta, o perlomeno a carico di Alberto Balboni. “Non sarebbe una cattiva idea aprire un procedimento penale nei loro confronti”, conclude Bruno Tinti. Ma lui lo sa che invece è proprio una cattiva idea. O meglio: abbiamo dato un’altra arma a Beppe Grillo. (csf)
Che qualcuno ce l’abbia con un parlamentare che zompa di qua e di là tra un partito e l’altro come un cavallo impazzito per trarne opportunità di carattere personale o anche ideologico, non mi sembra una novità. Un parlamentare, invece, indagato suppongo con prove preliminari consistenti per associazione per delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, dovrebbe far venire l’orticaria anche ad un Parlamento di cartapesta abituato a scossare il capo come sui carri di carnevale. Invece no. Dentro quelle teste c’è un cervello che ragiona… Oggi a te, domani a me. Niente fumus persecutionis, ma è meglio stare tutti alla larga dalle galere e lasciare il posto lbero ai ladri di mandarini.
Si, però se venissero perseguiti per favoreggiamento si riparerebbero dietro il fumus persecutionis.
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