da Gianni Guasto
Persino da qui, dalle parti di chi il Festival non lo vede da decenni, si sente un odore fastidioso e stantio. A parte che “Guasto” non ha vinto e ciò mi rende triste; è stata una grave ingiustizia, doveva assolutamente arrivare prima, anche se è una canzone brutta e noiosa. Per il resto, aprendo i siti on-line dei quotidiani, si respira un’aria insopportabile: gente dal nome sconosciuto e improbabile in lacrime per la fama imperitura che manterranno all’interno di un castello incantato, di un Truman Show, di un mondo parallelo che non ha nulla a che fare con il nostro, tutto luccichii, paillettes, lacrimucce, discorsi inascoltabili, e svarioni linguistici. In un mondo come questo il Celentano in versione radiomaria è perfetto al punto che, in confronto, le gerarchie vaticane sembrano Giordano Bruno. D’altra parte, leggo su internet che le prime arrivate hanno fatto la gavetta nei reality. Mancavano soltanto Vanna Marchi con il suo bravo maestro di vita (assenti giustificati) a vendere lo scioglipancia, e un paio di ufologi, e il quadro sarebbe stato completo.
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