da Carla Bergamo, S. Paulo
Anche quest’anno ho passato oltre un mese in Friuli. A parte il malumore, evidente, non strisciante, della gente, sono rimasta impressionata dalla quantità di prodotti ‘Made in China’; dalla caffettiera alla batteria del telefonino. Purtroppo, comprando cinese, si diventa complici dello sfruttamento di manodopera semi-schiava in Cina e della deindustrializzazione in Italia, con conseguente disoccupazione e/o salari sempre più miserabile (ricatti in stile marchionniano?). Anche in Brasile la Cina sta invadendo, ma i prezzi sono ben più alti, forse a causa delle enormi tasse d’importazione o forse perché qui l’industria non riesce a stare al passo con la crescita economica e i commercianti ne approfittano. Personalmente, ho adottato la politica di non comprare cinese a meno che non sia costretta dalla mancanza di opzioni. Direi che bisognerebbe parlarne, e molto.
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