da Francesco Varotto, Padova
Porto un amico in macchina alla stazione. Mi fermo nel piazzale, lui scende a destra e io a sinistra, lui apre la sua porta e io la mia. Sulla mia porta sbatte con un tonfo sordo un uomo sconosciuto, che prima non avevo visto, rotola sul lastrico con lamenti strozzati. Lo guardo: un cinese. Sono sbalordito. Il mio amico è costernato. La gente intorno ride. La odio: come si fa a ridere di un incidente? S’è fatto male un cinese, è vero, ma i cinesi sono uomini come noi. Mi chino sul poveretto, lo tiro su, ma lui resta curvo premendosi la pancia. Appare un altro cinese, mai visto prima, dov’era nascosto? Il ferito dice: Pòlis, pòlis. Vuole la polizia. Il paciere mi guarda, propone: Cento euro. Io esito, temo di avere qualche responsabilità penale. Il paciere lancia la soluzione: Cinquanta euro. E tira fuori un telefonino e preme i tasti. Guardo i tasti che preme, sono sbagliati, se vuole la polizia deve fare uno uno tre. Uno uno tre, gli suggerisco. Mi guarda sorpreso, risponde: No italiano. Non capisce l’italiano. Allora glielo dico in inglese: One, one, three. Preoccupatissimo, risponde: No english. No italiano, no english, ma che lingua capiscono? No problem, gli dico, tiro fuori il mio cellulare e faccio uno uno tre. Alzo lo sguardo. Il ferito si rialza subito, e insieme s’allontanano di corsa. Signori, è nata una nuova truffa: il cinese sotto l’auto.
Gli italiani lo fanno con il finto specchietto rotto…da almeno 10 anni!
Urbani mi ha preceduto di pochi minuti. Già tanti anni fa, a Bologna, c’era un ragazzo – ma era italiano – che nelle vie del centro (a me capitò in via Galliera), ti dava un colpo sul retrovisore destro e simulava di essere stato vittima di un urto. Poi, se ci cascavi, si accontentava di centomila lire, o cinquanta, o anche trenta… io mi salvai perché avevo in macchina un amico bolognese, che era al corrente del marchingegno e allontanò il furbastro senza neanche dover insistere troppo. I cinesi… sembra che abbiano inventato tutto loro, la bussola, gli spaghetti, ora pure le truffe in strada… e invece i veri geni siamo noi, altro che storie.
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