da Muin Masri
Un tempo c’erano i partiti con idee e personaggi veri. Perfino gli elettori erano reali, alcuni in giacca e cravatta e altri in tuta blu; in mezzo c’erano le casalinghe insoddisfatte, gli studenti sempre incazzati e i preti seri. Insomma, il paese democraticamente andava a gonfie vele: qualcuno giocava in borsa, altri andavano regolarmente al mare nella stessa spiaggia e con la stessa donna, in pochi cambiavano auto ogni anno e in molti arrivavano alla pensione sani e salvi. Poi è successo qualcosa di anomalo. Cosa, dove e perché? Non si sa. Sta di fatto che ad un certo punto il dibattito politico è morto e al posto dei partiti, quelli con le idee e personaggi veri, sono nati i vari clan. Clan Berlusconi, clan D’Alema, clan Bossi, clan Sindacati, clan Giornalisti, clan Casini, clan Grillo, clan Vendola, clan Celentano… gli elettori chiamati alle urne non vanno più a votare un programma o un partito ben preciso, ma a difendere il capo clan preferito. Finchè si tratta d’elezioni amministrative o politiche non ci sono problemi: l’elettore fa il suo sporco mestiere tappandosi il naso prima di scegliere il meno peggio e torna a casa rassegnato. Per quanto riguarda il referendum, invece, il cittadino qualunque si trova in difficoltà nell’esercitare in assoluta libertà il suo unico diritto di partecipare alla progettazione del futuro. La colpa non è sua, ma della poca e mal disposta informazione sui quesiti e, soprattutto, dei capi clan che a volte tacciono, a volte cambiano idee o, peggio ancora, lasciano ai loro affezionati elettori la libertà di coscienza. Così il cittadino, improvvisamente, si trova coscientemente libero e si sente perso come un pipistrello che vola in pieno giorno. Non è abituato a questo tipo di chiamate alle armi senza trucchi. Certo, è fin troppo facile scegliere tra un Sì o un No secchi, ma il rischio di sbagliare risposta è altrettanto facile. E poi, senza un Pannella che fa sciopero della sete è tutto così maledettamente difficile in questo paese surreale. L’unica soluzione è portare la propria coscienza fino al seggio come un ostaggio, chiudere gli occhi e sperare in un futuro migliore. Sì.
Beh, Celentano il Clan ce l’aveva fin dagli anni ’60…
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