da Vincenzo Rocchino, Genova
Sei reattori nucleari costruiti in darsena, a pochi metri dal mare, nel paese che è sottoposto al maggiore numero di sismi l’anno; l’effetto che provocano, quando si verificano in mare, lo chiamano tsunami; non è credibile che nessuno degli abitanti di Fukushima, non abbia avuto qualche dubbio sulla opportunità di costruire un complesso nucleare proprio lì, a un passo dal mare. Saranno stati rassicurati mille e più volte sulle qualità dell’impianto, per cui potevano dormire sonni tranquilli. Quello giapponese è un popolo straordinario, di una gentilezza squisita, che non trovi in nessun altro paese del mondo. L’immane disastro che hanno subito, non è stato soltanto per colpa della natura maligna; l’uomo ci ha messo una buona parte del suo. La peggiore.
Anche in Brasile le due (purtroppo) centrali sono state costruite sul mare… e non in un posto isolato e poco attraente, ma sul litorale de Angra dos Reis, Stato di Rio de Janeiro, uno dei litorali più belli del Brasile… grazie a quello che è successo in Giappone ora sono spente, hanno scoperto che la manutenzione era carente. Come si suol dire: mors tua vita mea. Io però vorrei che non si aspettasse la morte di alcunché per rinunciare a un imprendimento tanto rischioso. Come diceva il buon vecchio Bob, “Quanti morti ci vorranno per capire che troppa gente è morta?”.
Dagli eventi giapponesi scopriamo tante cose; oltre alla potenza della natura, mi ha sorpreso quando, all’inizio dell’incidente alla centrale, le autorità sostenevano che il livello di radiazione è all’incirca dieci volte il normale. E quanto è il “normale”? Così scopro che una centrale nucleare, in condizioni di efficienza, va tutto bene e all’esterno sono piantate rose e fiori, emette radiazioni nel raggio di 10 Km circa, per una quantità pari a 0,05 microsievert (1 Sv =1000000 μSv). Ora se pensate che una radiografia al torace genera tra 0,05 e 0,1 millisievert (mSv, 1 Sv =1000 mSv) solo per pochi istanti di esposizione, si comprende quanto è grande la radiazione emessa nell’ambiente dalle centrali, e questo in condizioni normali di perfetta efficienza senza che il diavolo ci metta zam
Sappiate ancora che vari ricercatori stimano che una persona su 100 esposta solo a 100 milliservert di radiazione durante la vita, svilupperà un cancro di tipo solido o una leucemia, e che la metà di questi casi sarà fatale. Inoltre si prevede che altre 42 persone di questo gruppo svilupperanno un cancro per altre cause. Ricordatevelo quando ripartirà la campagna a favore del nucleare.
Contradditoria la posizione di Margherita Hack, che pur conscia del pressapochismo italiano, ritiene necessario “rischiare” sulla tecnologia nucleare. Capisco che i ricercatori non amano limiti o tagli al loro lavoro, ma invece di parlare di emotività irrazionale, dovrebbe sapere quanto sia elevato in questo caso il danno (molto probabilmente non ci sarebbe una seconda chance in caso di errore) anche a fronte di una bassa probabilità (sa fare ancora i calcoli dei limiti matematici?)
Commenti chiusi.