da Gianni Guasto
Siamo in piena regressione: ogni giorno, da qualche parte, qualcuno scende un po’ più giù nella scala di autovigilanza etica. Ogni giorno qualcuno prova a vedere come si sta a consentirsi modi di pensare che fino a un momento prima erano censurati. Oggi siamo arrivati al posto sull’autobus “per soli italiani”, che un gruppo di idioti (le nostre avanguardie immorali) ha rivendicato nei confronti di una ragazza marocchina, neanche a farlo apposta, a Varese, nella patria della sperimentazione della nuova etica civile. Volete la prova che si tratta di una malattia sociale grave ed epidemica? Eccola: ancora una volta gli investigatori hanno detto che “non si tratta di razzismo”. Non importa se la faccenda fa pensare a ciò che abbiamo letto sul Sudafrica di qualche anno fa, o a Rosa Parks, la donna che per essersi rifiutata di cedere il proprio posto a un bianco, diede il via, nel 1955, alle manifestazioni antirazziste guidate da M. L. King. Così come la presenza di anticorpi testimonia quella dell’agente virale, anche la diffusione del diniego dimostra la vitalità delle idee che si vogliono nascondere: sia che si parli dei campi di sterminio, sia che si parli del nuovo razzismo.
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