da Vittorio Grondona – Bologna
La notizia della imposizione per legge di rendere pubblici gli stipendi dei manager delle società quotate in borsa mi fa venire in mente il mio vecchio tutore quando seriamente, almeno così mi sembrava allora non conoscendone la scherzosa origine popolare, mi proponeva come passatempo domenicale estivo di andare davanti a “Pino”, famoso gelataio bolognese, “a guardare i signori mentre mangiano il gelato”. Ricordo che mi irritavo moltissimo… Povero caro zio, davvero aveva preso sul serio la sua povertà. Non indossava la cravatta nemmeno alla festa per timore di offendere la superiore classe sociale da cui dipendeva per sorte ingiusta. Nessun essere umano merita di guadagnare le esorbitanti somme che vengono corrisposte a quasi tutti i manager la cui maggiore dote è oggi quella di tagliatore di teste senza peli sullo stomaco. (…)
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