da Valerio Morucci
Nel mio intimo potrei anche condividere, consapevole del mio fardello, l’invito al silenzio, ma rimango perplesso quando si tracciano demarcazioni morali ‘ad personam’. Gli ex-brigatisti avrebbero comunque il diritto di parola, ma sarebbe opportuno che si stessero zitti. Incarnano forse il ‘male assoluto’, da dovere essere reietti sulla Terra? Dal dopoguerra è stato così per i neo-fascisti e per avere di nuovo diritto di parola hanno dovuto, oltre misura, abiurare. Nessuno degli ex-brigatisti che abbia messo mano alla penna – non più di tre – ha inneggiato al proprio passato, e per una revisione autocritica sono occorsi ben meno che quarant’anni. Per me ancora prima di essere arrestato. Parliamo di eventi accaduti trenta anni fa e, contrariamente all’interessata visione per singoli fatti criminali, fanno parte della storia di questo paese. L’uso delle armi nella lotta politica, dalle bande armate alle sparatorie di piazza, ha coinvolto negli anni ’70 una quantità di militanti pari, se non superiore, al numero di partigiani nella Resistenza. Si può condannare, si può esecrare, ma dal punto di vista storico il ‘male assoluto’ non esiste. Perchè non esiste nella Storia un bene altrettanto assoluto da potersi usare come discrimine. Anzi, spesso, se non sempre, il male è commesso nella convinzione di perseguire il bene. Vedi la Chiesa, oltre che le BR. Non resterebbe quindi, nel piccolo di ciascuno per provare a far sì che questo meccanismo non si perpetui, che capire da cosa sia alimentato. (Vedi l’Opinione di CSF su “Io donna” del 24 maggio 2008). E’ quello cho io cerco di fare, e proporre, nei miei libri
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