da Gianni Guasto
Qualcuno dovrebbe (provare a) spiegare ai dirigenti leghisti che la sostituzione della pur vieta retorica istituzionale con le goliardate e i cachinni da bar sport non é a costo zero. Così è per la sostituzione dell’Inno di Mameli con La Gatta, da molti considerato come innocuo esercizio di beozia da osteria, e furbesco regalo agli elettori leghisti da parte della sempre occhiuta dirigenza del Partito. Ma non sono gli elettori a volere ciò che i loro dirigenti pensano, ma semmai sono i non troppo lungimiranti dirigenti a decidere ciò che il popolo deve amare. E in fondo a questo processo di disgregazione identitaria non ci può essere altro che la creazione di realtà territoriali e politiche destinate all’irrilevanza e alla sconfitta. Se mai ci sarà la secessione (e di questo passo non si vede che cosa la potrebbe impedire), il sud sarà regalato alla criminalità e il nord (relativamente) ricco e arrogante sarà destinato, nel gran mare della globalizzazione, a non contare più nulla, con buona pace dei suoi retori e dei suoi condottieri. Perché in tutto questo vaneggiare, tutti si sono dimenticati che il federalismo -anche quello immaginato da Cattaneo- non é mai servito a smembrare, ma semmai a unire.
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