da Raffaella De Bartolo
Non sono pienamente sono pienamente con la sua posizione sulla giacca, perché mi ricorda tanto le polemiche che, come insegnante, sono stata, e sono, costretta a subire da alunni che difendono il diritto di venire a scuola vestiti come meglio credono: in minigonna fior di natiche, maglie con scollature vertiginose, canottiere maschili e femminili adatte ad un abbigliamento da spiaggia, cappellini tenuti in testa in classe, etcetera.Vai a spiegare che così “vestiti” non va bene venire a scuola! Discussioni a non finire alle quali viene messo fine appellandosi al regolamento d’Istituto.La sua polemica è simile: la giacca non è solo forma ma sostanza. E’ un modo per portare rispetto al luogo in cui ci si trova e alle persone che in quella Isitituzione ancora credono. E’ vero che alcuni parlamentari non sarebbero degni di frequentare neanche i mercati generali, tanto sono ignoranti e maleducati; ciò non toglie, però, che chi è educato davvero lo dimostri anche attraverso il mezzo formale dell’abito.Io trovo snob e fastidiosa questa abitudine di presentarsi in maglione casual da migliaia di euro (vedi Marchionne, seguito da altri che lo imitano) o in camicia con maniche arrotolate fino al gomito e cravatta, tenuta adottata da alcuni giornalisti Rai (vedi Sposini e, prima di lui, il giornalista, di cui mi sfugge il nome, che commentava le Olimpiadi invernali di Torino 2006): cosa c’è di male a non distinguersi a tutti i costi nell’esteriorità, per distinguersi invece nella sostanza delle idee? Forse il ritorno al cerimoniale ed all’educazione nei rapporti interpersonali, di questi tempi, farebbero certamente bene anche al costume del nostro Paese.
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