da Barbara Melotti
Caro Alessandro, hai ragione: i miei ricordi scolastici (molto lontani) mi hanno evidentemente tradito. E’ veramente imperdonabile. Veniale, invece, è credere che nella nostra legislazione la gerarchia dei diritti sia “a favore del neonato e a scapito della neomamma”, come affermi tu. Immagino tu ti riferisca a “neonato” e “neomamma” nel momento, preciso, del parto, in quanto dopo tale momento, non esistendo più conflitto di interessi possibile, ogni discorso sulla gerarchia dei diritti necessariamente decade. Ebbene, caro Alessandro, mi duole assai infliggerti un tale colpo, ma ormai da alcuni decenni (sempre pochi, rispetto alla civiltà del diritto), la gerarchia anche in questo paese, clericale quanto ipocrita, è a favore della “neomamma” rispetto al “neonato”. E infine, volendoti tutto sommato bene, mi guarderò dal prendere sul serio, come tu chiedi, il tuo quesito: se davvero tu non vedessi la differenza fra un bambino e un feto, fra una donna e un feto, sarei davvero preoccupata per te.
Nessun commento.
Commenti chiusi.