dal blog di Luca Di Ciaccio
Mangiati stasera cannoli siciliani e arancini di ottima fattura. Fa freddo in motorino ma si sopporta se dalla busta di plastica esala odore di ragù e di pistacchio. Promossi i cannoli nostri, divorati in cucina di fronte ad opportuno film horror, bocciati senza pietà quelli del governatore siciliano Totò “Vasa Vasa” Cuffaro che giusto ieri li mangiava e li offriva a palazzo d’Orleans dopo essere stato condannato a cinque anni per aver spifferato a un mafioso che qualcuno lo spiava (e pure se lui non sapeva che il signore in questione era mafioso farebbe comunque meglio a mangiarseli a casa sua, i cannoli). “Basterebbe esser soli al mondo per capire perché stiam vivendo” canta alla radio un vecchio successo beat. Leggo con infinita stanchezza le cronache quotidiane. Sugli schermi di tutti i tiggì ora il Papa sfodera un sorriso strafottente, mentre “da vecchio professore” raccomanda agli agitati studenti “di rispettare le opinioni diverse”. Io mi ci troverei pure d’accordo: sono perché tutti possano parlare, compresi quelli che già straparlano a tutte le ore e da tutti i microfoni. Ma sono anche perché tutti possano esprimere il dissenso. Sono d’accordo col Papa, pensate un po’, perfino quando esorta i giovani e i credenti in Cristo a “testimoniare la verità”. Pure se lui non ha avuto nemmeno il coraggio di prendersi qualche fischio dall’altra parte del Tevere, alla Sapienza, per testimoniare la sua, di verità. La cosa peggiore che può capitare a una verità, al giorno d’oggi, è di diventare banale. Sui quotidiani gli editoriali si assomigliano sempre più. L’altro ieri, sul caso Mastella, tutti titolavano: “Così fan tutti“. Mi hanno quasi convinto: così fan tutti. A Ceppaloni, provincia di Benevento, dicono le cronache che c’è un clientelismo che sa d’antico: niente maxitangenti e niente affari su grandi appalti, però il posto di lavoro te lo trovo, la promozione te la faccio avere io, a quell’incarico là ci mettiamo un uomo mio. Sai che novità. Tutto il paese è paese, in questo dannato paese. Tutti lo sappiamo come va, da tempo. E non è la vecchia storia pasoliniana dell'”io so”, non occorre essere intellettuali, stare da qualche parte, scagliarsi contro qualcosa. Non è che “io so, ma non lo dico”. Non occorre. Basta ascoltare i notiziari e non soprendersi mai. “Visto? Si sapeva”. Ieri come oggi. Non ci aspettiamo altro. Anche le copertine dei settimanali si assomigliano. Sull’Espresso (sinistra): facce di Prodi, Mastella, Ratzinger, Bassolino, “L’Italia in tilt”. Su Panorama (destra): stesse facce, “Lo Sfascio”. A Napoli è ancora pieno di monnezza, Bassolino ovviamente non si è dimesso. Guai a dare le dimissioni – diceva un vecchio adagio – finisce che qualche volta le accettano. A Roma, Berlusconi, rinviato a giudizio per aver raccomandato delle attricette in Rai, minaccia di svelare l’elenco delle amanti degli onorevoli che lavorano in tivù. Tanto non si vergognerà nessuno. Qualche novità arriva invece dall’Africa: i guerriglieri nigeriani hanno lanciato un appello a George Clooney per evitare la guerra civile. Un bell’attore vale più di un qualunque presidente? Probabile. L’indice dei tabloid si è rovesciato: i presidenti e i politici si fanno fotografare in vacanza con le modelle e sono le star dello spettacolo a preoccuparsi delle guerre, delle carestie, dell’ambiente. La realtà, sempre più di frequente, assomiglia a certe caramelle: tra coloranti, dolcificanti, aggreganti chimici, acidi e aromi da laboratorio, la cosa più sana, la più ricca e la più trasparente è la carta che si scarta, è il residuo, è la monnezza. Ma gli arancini e i cannoli, comunque, erano squisiti.
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