Sono stato al premio Nonino. Ho conosciuto lo scrittore vietnamita Nguyen Huy Thiep. Mi ha commosso il suo discorso. Ve lo propongo.Gentili Signore, Gentili Signori, il mio nome è Nguyen Huy Thiep. Sono uno scrittore vietnamita. Sono molto felice di essere presente qui oggi e di ricevere il premio “Nonino Risit D’Âur 2008”. È veramente un grande onore per me. Senza esagerare, posso affermare che questo premio è al di sopra di ogni mia possibile immaginazione. Gentili Signore, Gentili Signori,sono nato e cresciuto, ho vissuto come scrittore in un paese agricolo povero. Nel 1950, alla mia nascita, la popolazione del mio paese era di circa 30 milioni di abitanti, di cui il 90% analfabeti. Oggi la situazione è molto diversa rispetto ad allora, la popolazione è di poco più di 80 milioni di abitanti con un tasso di analfabetismo circa del 15%. In Vietnam la letteratura sta sviluppandosi a ritmo straordinario, come altri campi della vita economica e sociale. In passato, nel mio paese, avere una tradizione da letterato era quasi come avere una “virtù” (un concetto simile alla religione). Al tempo della generazione di mia madre, se le contadine anziane trovavano per strada fogli di carta scritti, li raccoglievano con cura, li lisciavano e li mettevano nei grandi canestri di riso come un oggetto sacro e misterioso. Al tempo della generazione del mio fratello maggiore, c’era un poeta che scriveva versi commoventi, come “nella nostra famiglia, i libri sono più preziosi dell’oro”. Gli scrittori sono sempre stati considerati persone speciali, rispettate per quello che scrivevano. Si pensava che il contenuto dei loro scritti esprimesse sicuramente qualcosa di illuminante, che avrebbe reso più civile la vita umana. Mezzo secolo dopo, la letteratura vietnamita comincia a inserirsi nel mondo, lo stile di scrittura, la fertilità di pensiero degli scrittori li rende diversi rispetto al passato. Poco più di 10 anni fa, nel 1997, Internet è arrivato in Vietnam e oggi viene utilizzato dal 25% della popolazione.Sono uno scrittore nato in campagna, mia madre è una contadina. Attualmente vivo nella capitale, i miei figli non conoscono più le attrezzature agricole, leggono i libri e li trovano noiosi, leggono le notizie solo su internet e giocano al computer con i videogames. Quando ero bambino e stavo imparando a scrivere, mio nonno materno, un letterato di vecchia scuola, mi raccontò una storiella che ricordo sempre. La storia iniziava così:In una località piena di piante, abitata da gente semplice, c’era un maestro buono e saggio, che faceva lo scrittore, insegnava ai bambini e sapeva coltivare per nutrirsi. Tutti lo rispettavano, lo consultavano in ogni occasione e ricevevano sempre i suoi sinceri consigli. Il maestro era molto povero, aveva solamente una coperta per coprirsi. Quando si metteva a scrivere, i fetidi topi diabolici arrivavano a rosicchiare la coperta rovinandola e ciò lo rendeva infelice. Un passante, vedendo la situazione, provò compassione per il maestro e gli regalò un gatto per catturare i topi. Siccome gli abitanti del villaggio amavano il maestro, tutti amavano anche il suo gatto e gli portavano il latte per nutrirlo. Un giorno, una ricca pellegrina, sentendo la fama di virtù del maestro, gli regalò una mucca per fornire latte al gatto. Vista la situazione, i compaesani costruirono una stalla per la mucca per ripararla dalle intemperie. «Ma è possibile che la mucca abbia un tetto e il maestro non abbia neanche una casa?» si domandavano gli abitanti del villaggio. Allora si misero a costruire una piccola pagoda per il maestro. Da quel momento il maestro non ebbe più tempo per meditare e scrivere, doveva allevare la mucca, che forniva il latte al gatto, che cacciava i topi. Gli abitanti di buon cuore del villaggio, notando che il maestro non meditava e non scriveva più versi come prima, gli mandarono una donna per curare la mucca. Alla fine, il maestro aveva il vestito per coprirsi, un gatto per catturare i topi, una mucca che forniva il latte e addirittura una donna che lo aiutava per le faccende in casa. Il maestro non riusciva più a ritrovare il proprio equilibrio. Ormai aveva ottenuto tutto, era ricco come un notabile. Prese in moglie la donna. Poco tempo dopo, cominciò ad arrabbiarsi, bestemmiare, spettegolare, si mise anche a bere, a picchiare la gente, a correre dietro le ragazze dell’età di sua figlia.Così finì il tranquillo percorso religioso del maestro.Gentili Signore, Gentili Signori, la storia del maestro che vi ho appena raccontato assomiglia al percorso di alienazione proprio di molti scrittori dei paesi agricoli arretrati in via di industrializzazione e di modernizzazione come il Vietnam. Nel nostro paese, col ritmo di sviluppo attuale, la campagna si sta sgretolando, alla gente manca la terra, tutto assomiglia a un cantiere in disordine. La nuova vita con le nuove opportunità sta spazzando via impetuosamente i villaggi, le famiglie, ciascuno di noi. Ciò non significa che non vi sia nulla di positivo, anzi, è un fatto formidabile. Però nascono altre questioni alla vista di tutti. In Vietnam ogni 20 minuti c’è una persona contagiata da HIV, ogni 15 minuti c’è un morto per incidente stradale. In che modo la letteratura possa impegnarsi nello sviluppo della vita moderna e che ruolo possa avere è la domanda che ogni scrittore oggi si pone.Gentili Signore, Gentili Signori,oggi sono qui presente per ricevere questo speciale premio con onore, non ho la speranza di poter riscrivere la storiella di mio nonno con un finale diverso. Mi piacerebbe veramente conoscere quei maestri che riescono a scrivere e nel frattempo avere anche le coperte calde, il gatto, la mucca e una donna felice per sé. Dio lucido e lungimirante ha sempre donato alla vita miracoli inaspettati!
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