da Isabella Guarini, da Napoli ex Capitale del Vicereame spagnolo Caro CSF, ho ascoltato le lamentele su come è organizzato il cammino verso Santiago di Campostella. Si tratta di un percorso brullo , pietroso, interno , lontano dalle assolate coste mediterranee. Del resto i camminamenti fuori dalle rotte note, servivano proprio a rendere visibili luoghi interni isolati e poveri. Il turismo religioso è anche un modo per gratificare economicamente comunità in territori verso il quali madre natura è stata avara. Non ho mai avuto molta simpatia per la cultura spagnola che considero eccessiva e ridontante in molti aspetti, sanguigna, tormentata e violenta nello sfruttamento della natura. Anche le nuove realizzazioni urbane, indicate come esempio di modernizzazione, come a Barcellona e Valencia, sono il segno di un ancestrale sentimento di dominare la natura, mentre nel terzo millennio preme la necessità di salvaguardarla a tutela della nostra stessa sopravvivenza. Dunque, invece delle frecce per segnare il cammino dei pellegrini, si potrebbero piantare alberi . Sarebbe un vero segno di cambiamento.
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