da Vittorio Grondona – Bologna
Quello di Marco Travaglio, secondo il concetto di Giuseppe D’Avanzo, non è giornalismo di informazione, ma, “nella peggiore tradizione italiana”, è giornalismo di opinione. In sostanza per il giornalista della Repubblica ricordare la situazione, peraltro già in precedenza abbondantemente divulgata dai media, ma ancora non chiarita definitivamente, in cui probabilmente in tutta buona fede si era trovato coinvolto il neo Presidente del Senato negli anni ’80, è stato come esporre un fatto che nella sua ambiguità non può essere “ragionevolmente” considerato tale. Per capire cosa il giornalista Giuseppe D’Avanzo abbia voluto significare mi ci vorrebbero due teste molto meglio confezionate della mia… Anche il suo esempio della cronaca di una vacanza di Marco Travaglio, puntiglioso e fuori posto se non altro per l’enorme differenza di importanza sociale che esiste fra un giornalista e la seconda carica dello Stato, secondo me lascia il tempo che trova non chiarendo per niente l’originale concetto. (…)
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