da Silvia Palombi
Per l’ennesima volta rinchiudo la mia vita negli scatoloni. Trasloco.Ogni volta, accumulatrice preterintenzionale, mi convinco che le caseproducono loro sponte cose, roba, ciaffi. Irrinunciabili ovviamente. Ecosì sono giorni che tolgo cose da una casa che mi sta stretta e sembraancora piena mentre l’altra è già ingombra, coi passaggi giàdisagevoli, le cose appese dove capita, le stoffe dei giri del mondoche aspettano pazienti e speranzose di coprire o abbellire qualcosa.Ogni volta la mole incommensurabile delle cose accumulate smaschera lospirito nomade che credo di avere.Stanca sono. Domani per l’ultima notte dormirò in questa casina cheotto anni fa mi ha salvato la vita, poi andro’ nella terra che precedeChinatown. Che Confucio vegli su di me.Nano non capisce, guarda mentre riempio le borse tra lo smarrimento ela trasecolazione: prendere qualcosa dal posto che ha occupato sempre espostarla in una scatola, ripetere questo lavoro più volte fino aquando non ce ne sta più e poi chiudere la scatola. che senso ha?Guarda, compiacevolmente interessato per un po’, poi si rifugia sottoallo sgabello che ha eletto a sua cuccia e si rassegna, elaborando lastoltaggine della padrona nel sonno.
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