da Federica Pirrone, Milano
Emilio, anni fa mi sono trovata nella stessa situazione. Nel mio caso, il candidato era un parente, ed anche uno di quelli a cui sono più legata. Anch’io l’ho vissuta in modo piuttosto travagliato: un giorno ne facevo una questione di onestà nei miei confronti, un altro giorno mi convincevo che dovesse contare di più l’aspetto affettivo. E magari quella era la volta che, di fianco al portone del liceo, mi trovavo il suo manifesto elettorale imbrattato con i peggio insulti in circolazione, e i tormenti ricominciavano. Alla fine cosa ho fatto? Ho mentito. Gli ho assicurato l’appoggio, e invece ho votato secondo coscienza. Erano elezioni politiche, diamine!, non il festival di San Remo.
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