di Marco Travaglio per “l’Unità”
Il manicomio delle candidature sta lasciando per strada alcuni casi umani bisognosi d’affetto. Uno è Antonio Polito, scandidato da Uòlter e dunque tornato direttore del “Riformista” della famiglia Angelucci (il cui capostipite, mancato l’acquisto de “l’Unità”, si candida con An, così impariamo). Soddisfatto per essere riuscito a «solare» – come si dice a Roma – non una ma due volte il suo editore, Polito El Drito ha rilasciato un’intervista al suo quotidiano preferito: “Il Giornale”. Una paginata sormontata da una gigantografia in cui fa capolino da una pagina bucata e dunque vuota del “Riformista” (mi scuso per la tautologia). Poi si occupa del sottoscritto: «Bravo giornalista col grave difetto di esser portavoce delle procure e non verificare professionalmente le fonti. Su “l’Unità” dei miei tempi non avrebbe mai scritto. Ogni suo articolo è una somministrazione di olio di ricino… teppismo giornalistico». La mia modesta persona dev’essere per lui una vera ossessione: «Ho il fondato sospetto che Travaglio si nasconda sotto pseudonimi nei blog di internet. Una volta, mi criticò ad “Annozero”. Poi ho ricevuto raffiche di e-mail con le sue stesse parole». Essendo abituato a fare giornali senza lettori e a fare il senatore senza elettori, l’idea che qualcuno (circa 4 milioni di persone) veda “Annozero” e poi gli scriva ciò che pensa, non lo sfiora. Ma, se vuole, glielo metto per iscritto: quello che gli manda le mail sono sempre io che, non avendo nulla da fare, passo le giornate e le notti a intasargli la casella di posta usando sempre un nome diverso per camuffarmi meglio. Ora però mi auguro che si riposi un po’, perché lo vedo provato: da quando Uòlter ha preferito Di Pietro a lui e a Caldarola, non s’è più riavuto. Non vorrei che si spettinasse. Un altro che non l’ha presa bene è Peppino Caldarola che, a furia di entrare e uscire dai Ds e dal Pd, s’è buscato la labirintite e non sa più nemmeno dove sta. «Scorrendo i nomi di tante mogli, figlie, portavoce, portaborse, segretari, ragazze/i pompon – dichiara – penso che al potere abbiamo portato la servitù». Non c’è più la servitù di una volta. Poi si occupa molto elegantemente della segretaria di Fioroni, che è candidata e lui no: «La moglie di Fioroni ha ingaggiato un investigatore privato quando ha letto che nelle liste c’è la segretaria, molto particolare, di suo marito». E rivela un particolare struggente: «Questi sei anni in Parlamento non sono stati un granché: mi han fatto parlare solo 5 volte in aula, di cui 3 in piena notte, malgrado sia un esperto di comunicazione». Giusto: via lui, chi aiuterà gli onorevoli a prendere sonno? Infine Caldarola lancia una minaccia sanguinosa: «Sto preparando un libro. Torno a fare il giornalista e saranno sorci verdi per tutti». Soprattutto per gli eventuali lettori. Anche Filippo Facci, poveretto, è ossessionato. Il noto giornalista investigativo ha scoperto che una sera ho cenato con Gian Carlo Caselli e non l’ha proprio mandato giù: essendo abituato a frequentare pregiudicati (Craxi e Pillitteri) e imputati (uno a caso: Berlusconi), trova disdicevole che qualcuno frequenti magistrati (soprattutto se vivi: i peggiori). «Un collega – denuncia in prima pagina sul Giornale – mi ha segnalato la presenza di Travaglio in un ristorante». Indica anche l’indirizzo e il nome del locale dov’è avvenuto il fattaccio e soprattutto ne smaschera lo scopo recondito: non a caso «il giorno dopo Travaglio ha scritto un articolo sulle candidature della Sicilia cara a Caselli: e io non penso che Caselli possa esser stata una fonte, ma qualche malizioso, avendoli visti attovagliati, potrebbe pensarlo». Ora, l’idea che per scrivere un pezzo sulle candidature in Sicilia pubblicate da tutti i giornali uno abbia bisogno di andare a cena con Caselli, è già bizzarra. Purtroppo però la cena in questione risale non a lunedì scorso, ma al 28 gennaio, dopo la presentazione del mio libro a Torino (c’erano anche il mio editore e l’altro partecipante all’incontro: il giudice Davigo, altro putribondo figuro), quando non si sapeva nemmeno se si sarebbe votato. Il poveretto ha sbagliato solo di un mese, che sarà mai. Lui, come dice El Drito, è uno che controlla professionalmente le fonti. Faccia il piacere: pensi alle ragazze, vada a pesca, giochi a rubamazzette. Insomma, si rilassi. Giuro che, la prossima volta che vado a cena con qualcuno, sarà mia cura farglielo sapere.
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