VIVENDO E VOLANDO CHE MALE TI FO?da Paolo Bonavia
Qualche mese fa sul Monte Generoso, di fianco al Lago di Lugano. Primo volo, dopo un grave incidente alla spalla destra. Con un parapendio nuovo, più maneggevole e adatto ad un vecchietto.Affronto il decollo con decisione e grande emozione. Mi gridano VAI. Due passi e sono in volo. La termica è perfetta e in pochi minuti salgo a 2.500 metri. Da quella quota ho tutta la regione ai miei piedi. Tre laghi splendidi e una vista straordinaria sulla pianura padana.Volo verso il Sighignola, attraverso il lago, sorvolo il Brè e arrivo all’attacco del Boglia. Non ci vuole molto per raggiungere la cima. Mi fiondo lentamente (festina lente) verso il Cavaldrossa costeggiando i Denti della Vecchia. Trovo la termica, salgo e posso dirigermi verso il Corgella sulla sinistra del Camoghé. Il traversone è lungo. Le discendenze sono preoccupanti. Fortunatamente ho una buona riserva di quota. Penso di atterrare prima di Bellinzona. Non fa freddo ma la spalla comincia a farmi male.Arrivo sul Corgella e faccio un paio di giri guadagnando trecento metri. Decido di planare direttamente verso la Parusciana, spartiacque fra la val Leventina e la Val Mesolcina. Arrivo basso, alla quota dei fili dell’alta tensione. La cosa non mi entusiasma. Piloto con sempre maggiore fatica perché la spalla fa davvero male ed è sempre più rigida. Bene o male aggancio la termica e salgo più alto dei fili. Mi lascio andare con una dolce planata in Val Mesolcina, verso il passo del S. Bernardino.A Cama sono ancora alto ma decido di atterrare. Mi oriento su un prato lunghissimo. Sulla sinistra è tagliato da poco. Sulla destra l’erba è alta. Mi allineo sul prato tagliato. Improvvisamente, quando ho meno di 50 metri di quota comincio ad avanzare più veloce. Vedo in fondo al prato un modesto alberello. Non vorrei infrascarmi proprio su quello e rovinare tutto. Mi sposto sulla destra e atterro nell’erba alta. Ritrovato l’equilibrio cerco di riprendere fiato. Massaggio la spalla dolente e … arriva incazzato il contadino. Mi insulta, mi chiede se sono rimbambito.– C’è un prato tagliato e tu atterri in quello con l’erba alta!?! Devi essere proprio un coglione.
Ha ragione. Mi scuso. Gli dico che avevo paura dell’alberello.Vede la barba bianca, si mette a ridere. Mi saluta e se ne va. Mi tolgo la tuta, raccolgo le mie povere cose e finalmente respiro. Sono davvero felice. E voglio volare ancora.
Nessun commento.
Commenti chiusi.