STORIELLA DI ALTRI TEMPIda Vittorio Grondona – Bologna
Non ho mai capito il perché, ma i fatti stanno proprio così. Appena mi faccio un amico, questo sente il bisogno di confidarmi la sua vita, anche nei particolari più intimi. Il mio guaio è che ho imparato ad ascoltare, e probabilmente questa è una qualità che il prossimo apprezza moltissimo. Fatto sta che un bel giorno di tanti anni fa un mio coetaneo, conosciuto poco tempo prima al gioco del biliardo, mi venne a cercare a casa. Mi meravigliai sul momento, ma in sostanza non ci feci caso più di tanto. Dopo i convenevoli di rito seguì una pausa abbastanza sostenuta durante la quale capii di botto che di li a poco la conversazione sarebbe drasticamente cambiata. Infatti dopo un po’ il ragazzo mi prese la mano e con visibile desolazione mi disse abbassando il tono della voce: sai, ho combinato un grosso guaio… Ho avuto un rapporto con una ragazza ed ora ho saputo che è incinta… E’ disperata… Io non la posso sposare, almeno non subito per via del mio rapporto di lavoro il cui ferreo regolamento mi vieta il matrimonio per alcuni anni. Abbiamo pensato all’aborto… Lei se lo terrebbe anche il bambino, e confesso che anch’io sarei di quell’opinione… ma ha una paura tremenda dei suoi famigliari. Gente all’antica, sai. E poi ci sono già tre figli giovanissimi in quella casa e le condizioni economiche sono veramente molto misere. Io rimasi ammutolito. Che cavolo gli posso dire adesso?… pensai. All’improvviso mi venne spontanea alla bocca la frase: io ne parlerei comunque con la sua famiglia… E che sarà mai! Non siete mica gli unici. Al massimo vi sgrideranno, ma in compenso avrete qualcuno che condividerà il vostro problema per trovare la soluzione più giusta. Si vede che mi ha dato retta. Dopo alcuni giorni l’ho rivisto e sorridendo mi confidò ancora: tutto a posto, per fortuna… Dopo una reazione spontanea di disappunto, il padre se ne è uscito con la frase: dove si mangia in cinque si mangia anche in sei.
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