da Pier Franco Schiavone
Quanti ne abbiamo avuti di comici grandi come Benigni? Totò, genio assoluto, Govi, che con la sola presenza suscitava il riso, Macario, tenera comicità, Peppino de Filippo, tecnicamente il più bravo di tutti, Fabrizi, sempre in bilico con il drammatico, Sordi, attuale anche da morto, Troisi, comico difficile e introverso, Boldi, comico naturale, e pochi altri. Benigni però si è permesso di percorrere sentieri storicamente riservati alle elite e allora ecco emergere i critici che tutto sanno. Quello che mi ha irritato di più è Sanguineti secondo cui Benigni ha dato una lettura piccolo borghese di Dante, troppo Pathos! Uno che incolla al teleschermo milioni di persone che di Dante hanno solo sentito parlare, un comico che recita il più grande poeta di tutti tempi e ce lo spiega con semplicità, è un piccolo borghese. Se Benigni è, nell’accezione negativa, un piccolo borghese, allora Sanguineti è un trombone.
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