da Paola Altrui
Caro csf, a volte aggrapparsi al significato letterale delle parole o avallare una loro interpretazione restrittiva induce ad equivocare: mi sembrava chiaro, per dire, che l’espressione “coloro che finanziano lo Stato con le proprie tasse” si riferisse alla categoria dei contribuenti genericamente intesa (a prescindere dal fatto che al suo interno esistano dei Briatore o dei Rossi non in regola col fisco). Ciò detto, una cosa sia chiara: non accetto l’equiparazione fra chi ritiene ingiusto attribuire il voto ai nostri connazionali all’estero e chi svilisce la loro dignità o nega la loro “italianità”. Il problema è nel significato, evidentemente diverso, che Carla Bergamo ed io attribuiamo alla partecipazione al voto: per lei assume una connotazione affettiva, legata all’opportunità di ribadire e rinsaldare il legame con la Patria lontana; per me è e resta il momento nel quale si esercita un diritto, ma al contempo si assumono delle precise responsabilità. Banalizzando: perché chi non fa parte del condominio dovrebbe concorrere alla nomina dell’amministratore? Se il prescelto si rivela un inetto o scappa con la cassa, chi paga? Eppure, nel caso del non-condomino escluso dal voto, nessuno si sognerebbe di evocare un pregiudizio o una discriminazione.
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