da Paola Altrui
In un momento cruciale per le sorti del Governo, la senatrice Binetti si ritiene in diritto di negare la propria fiducia perché il decreto in materia di sicurezza contiene un riferimento all’art. 13 del Trattato di Amsterdam; secondo tale norma, “il Consiglio, deliberando all’unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali”. Motivazione del voto contrario: una simile previsione potrebbe trascinare sul banco degli imputati la Chiesa cattolica (cui, evidentemente, si attribuisce una naturale propensione alla discriminazione). Non ho assistito a reazioni indignate, né ho udito commenti circa la slealtà o la disonestà intellettuale della Binetti: evidentemente, si preferisce riservare tale trattamento a chi vota contro il rifinanziamento delle missioni militari all’estero. In compenso, il Governo si è formalmente impegnato a far sparire il riferimento dal testo definitivo del provvedimento, con buona pace di quella laicità che – ci assicuravano – avrebbe connotato il nascente Partito Democratico e la coalizione tutta.
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